"La notte non vuole venire", l'omaggio di Alessio Arena a Gilda Mignonette




“La guagliona era intimorita. Secca e tosta come una mazzarella di liquirizia, si trascinò lentamente fino a quell’ultimo tavolo della trattoria di don Leonardo Fiorillo, alzandosi il vestito sopra alle ginocchia, manco stesse camminando a riva di mare.
Fu la prima e l’ultima volta che entrò in quel posto, ma l’avrebbe ricordato per tutta la vita, con le sue sedie foderate, le macchie di umido mal nascoste dai quadri sui muri e una leggera cortina di fumo che veniva dalla cucina. Questa era piena di rumori: lì le sogliole, i capitoni, i datteri di mare e persino fravagli e cecenielli dovevano tentare l’ultima chiassosa fuga dalle mani di don Leonardo, che si diceva avessero il potere di infondere nuova vita al pescato del Golfo, prima di farlo ruzzolare nell’olio bollente. La trattoria era una bettola marinara frequentata da pochi clienti e forse neanche quei pochi sapevano che comunicasse attraverso una scala interna con la sagrestia della vicina chiesa di Sant’Alessio in Lavinaio”. 
Inizia così La notte non vuole venire (Fandango) di Alessio Arena, un incipit in cui è racchiusa la scrittura “per immagini” che accompagnerà il lettore fino all’ultima pagina.

La notte non vuole venire è un romanzo di finzione liberamente ispirato alla vita di Griselda Andreatini, in arte Gilda Mignonette, la più grande cantante italiana in America.
“Sono veritieri i luoghi, le persone e molte delle vicende narrate. Ma tutto, come è sempre da supporre, potrebbe essere andato diversamente. – precisa l’autore - Di notizie biografiche su Gilda ce ne sono poche, ma la sua voce resta viva, il mistero e la meraviglia della sua voce sono rintracciabili in tantissime canzoni, oggi più o meno dimenticate dal grande pubblico”.
Quasi settantenne, consumata dall’alcol e dalla gelosia, Donna Gilda compie sul transatlantico Homeland il suo ultimo viaggio verso Napoli, città che ha cantato per mezzo secolo e che l’ha resa la “Regina degli emigranti”. A vegliarla nelle sue ultime ore Esterina Malacarne, per tutti semplicemente la guagliona, l’assistente dai capelli bianchi e il corpo di bambina che Gilda si è portata dall’Italia nel 1925, una ragazza dei quartieri popolari ma istruita e che può fare da interprete per via di un padre in America. Mentre Gilda dorme nel suo ultimo letto, la guagliona riannoda i fili del passato vissuto insieme, l’arrivo a Ellis Island, la vita di lussi a New York, l’incontro con Federico García Lorca, il suo rocambolesco tentato suicidio e il carteggio tra il poeta e la cantante, ma soprattutto l’amore e il tradimento di Esterina con Frank Acierno, il giovane marito di Gilda, che la seduce, la ama in modo brutale, che la mette incinta del suo unico figlio. Sullo sfondo della luccicante New York dei roaring twenties Alessio Arena canta con struggente nostalgia il proibizionismo, i gangster, la fama di Gilda e il suo palcoscenico, le passioni e le delusioni.

Arena, nato a Napoli nel 1984 è un cantascrittore. Il suo primo romanzo è L’infanzia delle cose (Manni, 2009), premio Giuseppe Giusti Opera Prima. Nel 2010 partecipa a Ultra-festival della letteratura in effetti, dove presenta il suo secondo romanzo Il mio cuore è un mandarino acerbo, incluso nella collana 9volt di Zona.
Nel 2016 esce l’album La secreta danza, che vanta la partecipazioni di personaggi chiave dell’attuale scena musicale iberica come El Kanka, Pau Figueres, Marta Robles de Las Migas, e il maestro Amancio Prada, personaggio chiave della canzone d’autore spagnola.
Traduttore dal catalano e dal castigliano, vince il Premio Letteraria 2017 a Fano per la traduzione di Un hijo di Alejandro Palomas (edito da Neri Pozza).

Rossella Montemurro

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