"Morte a Milano. Ernest": violenza, abusi e amore nel noir di Antonio G. D'Errico
È un noir caleidoscopico Morte a Milano. Ernest (Macchione editore) dello
scrittore e sceneggiatore Antonio G. D’Errico.
Il protagonista è Dino
Lenza, traduttore di galli. Dino sta completando la traduzione del thriller La morte di uno sconosciuto dello
scrittore francese Jean Baptiste Monnais, la cui trama ha incredibili analogie
con la sua vita. Ernest è stato vittima di uno zio pedofilo e anche nel
passato di Dino c’è lo stesso spettro. Non solo, dalla descrizione che ne fa l’autore,
Ernest gli somiglia moltissimo.
Ecco che i demoni di Dino
tornano a tormentarlo e, per placarli, c’è un unico modo: vendicare quel
passato di violenze facendosi giustizia. Quando si accorge di avere davanti un
orco, Dino perde la ragione. Lo fa anche con il suo psicanalista - proprio chi
avrebbe dovuto aiutarlo, è un lupo travestito da agnello. Non traduce più il
libro che gli era stato affidato ma inizia a scrivere il suo thriller.
“L’autore è abile nel
proporre il mistero, suscitando curiosità. Crimini, avvicendamenti, omissioni,
omicidi, da chi sono compiuti? – scrive nella prefazione Michela Zanarella - In un alternarsi di identità, tra realtà e
mistero, si snoda tutta la vicenda che rende particolarmente intrigante il
libro di Antonio G. D’Errico, ambientato nella nordica città scaligera.
L’autore è riuscito a costruire un noir che ha tutte le caratteristiche tipiche
del genere: esiste un assassino, c’è un’indagine, gli indizi e le ipotesi
sembrano casuali, ma non è così, nasce una sfida per scoprire il perché, si va
alla ricerca di una verità tra vendette e rancori. Si susseguono emozioni e
sentimenti contrastanti. Si racconta di violenza, abusi, amore, abbandoni,
possessione, nostalgia, gelosia, disagi psicologici e follia: le molteplici
fragilità umane. Con un’analisi quanto mai lucida e attenta della società,
D’Errico ci proietta in una dimensione in cui finzione e realtà si intersecano
e si sovrappongono in un interscambio emotivo: si entra in un labirinto di
pensieri e ci si trova a dover scostare il buio, a farlo affiorare per poi
poterlo affrontare. La scrittura è matura, consapevole, molto visiva e
cinematografica, non ci sono mai tentennamenti narrativi o eccessive forzature
e pesantezze linguistiche”.
In Morte a Milano D’Errico si muove bene nei contorni del noir, con il
giusto mix di suspense e particolari pulp regala al lettore pagine coinvolgenti
nelle quali la violenza trova una sua giustificazione nei soprusi subiti dal
protagonista.
Antonio G. D’Errico,
scrittore e sceneggiatore, ha scritto numerosi saggi e romanzi, tra cui Il Discepolo (2008). Ha vinto il Premio
Cesare Pavese per la narrativa, con il romanzo Montalto. Fino all’ultimo respiro, ispirato all’agente di polizia
penitenziaria vittima della violenza mafiosa.
Lo scorso agosto è stato premiato nell'ambito
della rassegna del gran gala delle Eccellenze Irpine - organizzato dal Comune
di Monteverde (secondo borgo più bello d' Italia) e la Proloco - nella
Sezione Cultura per i suoi lavori e il suo profilo di alto
spessore e livello culturale.
Rossella
Montemurro