Dal punto di vista del papà Massimo Gramellini: nove mesi di speranza, futuro, paura, incognite, amore "Prima che tu venga al mondo"
Speranza, futuro, paura, incognite,
amore… Aspettare un figlio, dal punto di vista di un padre, ha sfumature e
accezioni particolarissime. A raccontarle, con il suo stile delicato, commovente,
poetico e mai sopra le righe, è Massimo Gramellini in Prima che tu venga al mondo (Solferino): la storia vera dell’attesa
di Tommaso - il figlio avuto dalla mogile, la scrittrice Simona Sparaco – nei nove mesi che li
separano dalla nascita.
Gramellini si abbandona
alle emozioni lungo un doppio binario: la magia e la spensieratezza dell’infanzia,
il lasciarsi andare dei bambini e poi il senso di responsabilità, le ansie, la
malinconia degli adulti.
Lui, che aveva soltanto
nove anni quando ha perso la mamma, rivive nella gravidanza di Simona momenti
della sua infanzia, si descrive futuro papà attempato, circondato da amici – su
tutti Norberto – completamente refrattari a un’eventuale paternità. Perché,
avere un figlio a quasi sessant’anni suscita inevitabilmente ansie dalle quali
però Gramellini ha provato a non farsi travolgere stemperandole con l’ironia. E
poi c’è Diego – il primo figlio di Simona - interlocutore privilegiato e
complice.
La certezza di avere
accanto una donna speciale, l’unica che sia riuscita a fargli superare la
condizione di figlio, prospettandogli quella di padre – “Ecco che cosa mi
preoccupava, della paternità. Non la procreazione in sé, ma il passaggio. Dalla
condizione di figlio a quella di padre” – lo aiuta a iniziare un percorso ricco
di sorprese. Certo, con il magone per quella perdita dolorosissima e
incolmabile convive sempre ma è incredibile la forza che può dare un figlio.
Con rimandi frequenti a
citazioni di Maestri del pensiero e con un tocco di sana leggerezza - l’attesa
dell’autore è simmetrica, per certi versi, a quella reale di Simona tanto che
arriva ad avvertire gli stessi sintomi di una gravidanza - Gramellini in nove
capitoli scrive al figlio che sta per nascere, confidandogli l’amore immenso per
Simona – una donna bella e sbadata proprio come era sua madre – e l’entusiasmo
nuovo che lo ha contagiato: vivere ogni volta come se fosse la prima. La
bambinitudine è lo stato di grazia che i bambini possiedono in modo
inconsapevole e gli adulti si sforzano per il resto dei loro giorni di
ritrovare. Non è un concetto, ma una predisposizione dell’anima alla scoperta.
Leggendo questa storia
d’amore e di rinascita che ci ricorda come attraverso gli altri possiamo ritrovare
in noi stessi infinite risorse e comprendere ciò che conta davvero, piangerete,
riderete, sarete anche voi travolti dal senso dell’attesa, con una
consapevolezza: se «la vita è un gioco e vince chi ritorna bambino», per
riuscirci bisogna prima diventare adulti.
Massimo Gramellini scrive
Il Caffè in fondo alla prima pagina del «Corriere della Sera», cura la posta
sentimentale di 7 nella rubrica 7 di Cuori e conduce il programma di Raitre Le
parole della settimana.
Oltre ai saggi e alle
raccolte di articoli, ha pubblicato i romanzi: L’ultima riga delle favole (2010), Fai bei sogni (2012) e Avrò
cura di te (con Chiara Gamberale, 2014).
Rossella
Montemurro