"Piano Americano", la sfida di Antonio Paolacci sulla falsificazione


“Piano Americano doveva essere il mio lavoro migliore e quasi certamente sarebbe stato l’ultimo di qualità: un romanzo volutamente fallimentare”.

Piano Americano. Il romanzo che non scriverò (Morellini editore) di Antonio Paolacci è complesso, colto e cerebrale, una dissertazione sulla letteratura – citando esponenti illustri - , sul ruolo della scrittura – per l’autore “disciplina morta”: bisognerebbe “scardinare le pratiche consolidate della falsificazione, mettere in scena la falsificazione medesima, rinunciando semplicemente a scrivere narrativa”- , sulla comunicazione, sul cinema – del resto, parafrasando il titolo il “piano americano” “ha funzioni specifiche all’interno della grammatica filmica”. Argomenti predominanti per una trama che, con il filo conduttore di continui rimandi cinematografici e letterari, si snoda sull’imminente paternità dell’autore.

L’attesa – con pagine e pagine di un fastidioso e debilitante prurito ai piedi che non lascia scampo alla moglie, ormai agli ultimi giorni di gravidanza – si interseca con un improbabile agente segreto, dialoghi talvolta molto filosofici, fiction, cronaca e tanto altro.

“Perché il racconto – ogni racconto – è raggiro, - scrive Paolacci - è sempre presa in giro. In un’accezione positiva, se preferite, è il raggiro del prestigiatore, ma è pur sempre questo: l’opera di un artista che distoglie la vostra attenzione dal luogo in cui sarebbe visibile il trucco, in modo da mostrarvi una magia che voi sapete bene non essere affatto una magia. Ecco: ogni scrittura è in qualche misura trucco palese e trucco camuffato. E adesso lo vedo: posso vedere il raggiro di cui sono stato vittima io stesso. Per anni ho creduto che la narrativa potesse arrivare a essere un veicolo di verità autentiche proprio nel suo essere menzogna palese, bugia dichiarata. Allo stesso modo, per anni ho creduto che valesse la pena pagare per leggere, e quindi che si meritassero quattrini per scrivere. Ora so che tutte le regole sono saltate, che regna il caos, che scrivere non serve a niente”.

Definito “un meta-romanzo ironico sul tema della falsificazione” Piano americano, originalissimo, presenta due piani narrativi intrecciati: il piano autobiografico (parzialmente falso) fa da cornice, il piano della fiction è rappresentato dal romanzo che il personaggio semi-reale Paolacci ha deciso di abbandonare.

L’autore è nato a Maratea, è cresciuto a Torre Orsaia, in provincia di Salerno e vive a Genova.

È scrittore ed editor dal 2007. Ha pubblicato Flemma (Perdisa Pop, 2007), Salto d’ottava (Perdisa Pop, 2010), Accelerazione di gravità (SenzaPatria, 2010), Tanatosi (Perdisa Pop, 2012) e svariati racconti e articoli in antologie collettive e riviste.
Ha condotto alcuni studi di psicoanalisi del cinema (tema dominante di questo romanzo) considerati in ambito accademico i più approfonditi sull’argomento.
È stato il direttore editoriale del marchio ‘Perdisa Pop’ dal 2011 al 2014. È l’ideatore di ‘Progetto Santiago’, il primo progetto editoriale italiano interamente gestito da un nutrito gruppo di scrittori, artisti e professionisti indipendenti.

Rossella Montemurro

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