“Il numero uno” e il dossier sui preti gay: l’etica di Francesco Mangiacapra, il più quotato escort d’Italia


 
Quando, lo scorso anno, uscì Il numero uno. Confessioni di un marchettaro (Iacobelli editore, prefazione di Pino Strabioli), il capitolo “Preti peccaminosi” fece scalpore. Qualche settimana fa l’autore Francesco Mangiacapra ha consegnato alla Curia di Napoli un dossier bollente con nomi, cognomi e prove inequivocabili: 1300 pagine nelle quali sono schedati oltre cinquanta preti, sacerdoti e seminaristi gay del Sud.
Mangiacapra, napoletano, laurea in Giurisprudenza e una spiccata propensione per il marketing ha subito capito che quel pezzo di carta gli sarebbe servito poco. Da qui una scelta certo discutibile ma pur sempre coraggiosa: “Ho preferito vendere a buon prezzo il corpo piuttosto che svendere il mio intelletto in contesti dove neppure veniva com­preso, - scrive - ho deciso così di rimanere padrone di me stesso e delle mie scelte sfruttando il mio corpo piuttosto che essere vessato e sfruttato intellettualmente da altri”.
La sua storia la racconta insieme a Mario Gelardi in Il numero uno. Una lunga confessione nella quale viene fuori lo spaccato di un numero spropositato di uomini insospettabili che si rivolgono a Mangiacapra, il più quotato escort gay d’Italia. È Napoli, la città di Mangiacapra, che fa da sfondo alle vicende – scabrose ma, a quanto pare autentiche – nelle quali padri di famiglia, stimati professionisti e, appunto, prelati, si rivolgono per avere “trattamenti particolari” da un ragazzo che ha deciso di fare della prostituzione il suo mestiere. La laurea conseguita e un’intelligenza vivace lo hanno aiutato a “vendersi” al meglio, sbaragliando ogni possibile concorrente: dagli annunci studiati nei dettagli alle strategie di marketing fino a dichiarare qualche anno in meno e ad un particolare prendersi cura del cliente che, facendolo sentire unico – sereno, accolto, compreso, creduto… -, inevitabilmente lo fidelizza.
Mangiacapra è consapevole di essere il migliore, è stato ospite di talk show e trasmissioni televisive che ne hanno amplificato l’immagine ma, soprattutto, il suo dossier ha riacceso i riflettori sulle sua esperienza: “Non è un gesto che va contro la Chiesa cattolica, anzi, è paradossalmente a suo favore. – ha dichiarato alla stampa - Il mio libro ed il contenuto del file che ho consegnato a Napoli vogliono portare alla luce delle realtà palesemente in contrasto agli obblighi che impone l'abito talare”.
Il numero uno riporta la descrizione di un Capodanno romano trascorso dall’autore alcuni anni fa all’interno di un’u­niversità cattolica durante un festino organizzato da un monaco, economo di una delle facoltà dell’ateneo - padrona di casa e regina assoluta della serata, estroso e ridanciano.
“(…) Lui organizzava feste per preti, militari gay, giovani avvocati della Sacra Rota e un ristretto numero di simpatizzanti: un’enclave protetta. Per loro non erano incontri sessuali, ma di libertà, feste in cui potevano essere se stessi e conoscere ragazzi “borghesi” gay. Il mio contatto era proprio un militare, amico dei preti.
Mi ritrovai catapultato in un campionario umano incredibile”.
Uno stile diretto e descrizioni fedeli squarciano quel velo che cela consuetudini squallide in un contesto del tutto inappropriato.
Mangiacapra si è messo in gioco, prima con Il numero uno poi con il dossier, lasciando comunque venir fuori un’etica che sicuramente non tutti quelli che hanno intrapreso la sua stessa strada possiedono.
Rossella Montemurro

 

 


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