“Nient’altro mondo”, le sfumature della maternità e dell’amicizia nell’esordio di Martinetti e Perugini
Sentirsi madre, diventare madre, essere madre: precipitare in un turbinio di emozioni contrastanti soprattutto quando il percorso – e capita spesso – della maternità non è lineare.
La maternità e le sue sfumature fanno da sfondo a un’amicizia
forte nata sui banchi di scuola e sopravvissuta ai contraccolpi che la vita non
ha risparmiato. Alma e Maria si conoscono da sempre, si sostengono a vicenda,
il loro legame è l’emblema dell’autenticità. Come due sorelle non hanno paura
di esprimere i sentimenti. Sono unite, complici ma anche invidiose. Sono pronte
ad allearsi incoraggiandosi a vicenda e non temono di confessare a se stesse
rancori e gelosie nei confronti dell’altra.
Sono entrambe in attesa, in due diversi momenti delle
proprie vite: Maria reduce da un matrimonio fallito e con un nuovo compagno
accanto; Alma nel pieno del suo matrimonio perfetto. Per Maria, però,
quell’attesa dura troppo poco. Le ha dato tutto il tempo di abituarsi all’idea
di un figlio, di accarezzarne l’illusione per poi lasciarle solo l’amarezza,
una condanna senza appello e, nello sguardo, tanta rabbia per le donne che un
figlio lo aspettano o lo hanno. Il bambino di Alma, invece, nasce ma per lei
inizia un’altra attesa che la fa rimanere in un terribile limbo di angoscia.
“«Maria, lo capisci? Che non posso affezionarmi?»
Maria è rimasta in silenzio ad ascoltare parole che una
madre non dovrebbe mai pronunciare. Parole irripetibili, crudeli. Nessuna
accusa nei suoi occhi. Niente giudizi, solo smarrimento.
Il giorno prima anche io non avrei compreso. Adesso però
lo so.
Una madre e un figlio si devono conoscere per potersi
amare.
Le mie dita devono sfiorare le sue piccole mani, i suoi
piedini. I miei occhi devono seguire il suo viso, ridisegnare la sua bocca, il
suo naso. La mia pelle deve sfiorare la sua, il mio udito deve riconoscere tra
tanti il suo respiro, lieve, impercettibile. I nostri cuori devono battere
vicini, stretti in un abbraccio”.
Nient’altro al mondo (Garzanti) è un confronto serrato, genuino e sincero tra
due amiche per la pelle, scritto da due donne, Laura Martinetti e Manuela
Perugini, legate da un’amicizia simile a quella delle protagoniste.
È un
esordio molto bello, con tonalità emotive delicate e coinvolgenti e con uno
stile che non è mai banale.
Alma
e Maria sono donne dei nostri giorni che incarnano valori d’altri tempi. Le
loro emozioni sono profondamente vere, il lettore entra subito in empatia con
vissuti spesso difficili e con l’incertezza di un presente crudele. Tra loro c’è una sintonia fuori dal comune
che va di pari passo con le sfide della vita.
“Ed
ecco che interviene Maria, custode di ciò che sono davvero. Mi serve per non
perdermi, attraverso lei mi aggrappo a me stessa, anche se sono solamente il
fantasma di quella che ero. Maria mi restituisce la mia immagine, la mia essenza.
Conosce
il mio passato, perché è il mio passato. Conosce i miei futuri: quelli reali,
che saranno, e quelli proiettati, desiderati, che mai saranno”.
Laura Martinetti vive a Torino dove lavora come architetto libero
professionista. Dipingere, progettare, creare, fanno da sempre parte di
lei.
Manuela Perugini, avvocato, è stata per anni socia di uno studio legale
internazionale a Milano. Nel 2017, la decisione di lasciare l’avvocatura e
tornare a Torino per seguire altre passioni.
Rossella Montemurro