"Scrivere con l'inchiostro bianco", Maria Rosa Cutrufelli e le domande sulla scrittura


Perché si scrive? Come si scrive? Domande antiche poste più e più volte, cui però negli ultimi anni se n’è aggiunta un’altra che periodicamente – e polemicamente – agita i cenacoli letterari e le terze pagine dei quotidiani: esiste una scrittura femminile? O per dirla in maniera più appropriata: l’appartenenza a un genere sessuale o all’altro influisce sulla parola scritta e sull’arte del racconto? Maria Rosa Cutrufelli in "Scrivere con l’inchiostro bianco" (Iacobelli) dà una sua risposta e lo fa nell’unico modo possibile senza risultare astratta o ideologica: mettendo in campo l’autobiografia e l’esperienza, partendo dalla vita vissuta e tornando indietro, fino ai grandi miti fondativi della nostra cultura. Insomma, raccontando.  

Maria Rosa Cutrufelli nata a Messina, cresciuta fra la Sicilia e Firenze, ha studiato a Bologna e, dopo aver viaggiato e vissuto per qualche anno in Africa, ha scelto di fermarsi a Roma. I suoi saggi e i suoi romanzi sono tradotti in una ventina di lingue. Fra i romanzi ricordiamo: La donna che visse per un sogno (nella cinquina del Premio Strega, vincitore dei premi Penne, Alghero-Donna, Racalmare-Sciascia), La briganta, Complice il dubbio, D’amore e d’odio (vincitore del Premio Tassoni), I bambini della Ginestra (vincitore del Premio Ultima Frontiera).

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