"I mariti inutili. Corso di sopravvivenza femminile alla vita di coppia", i consigli di Januaria Piromallo e Roselina Salemi
“L’arte della pazienza va
coltivata nel tempo cercando rattoppi intelligenti prima del cambio definitivo.
Ma se proprio non siete riusciti a salvare il primo, di matrimonio, partite almeno
con spirito diverso a edificare il secondo, o magari anche il terzo, perché no?,
e tenetevelo caro. Non si inanellano più matrimoni (e divorzi) da sbandierare
come trofei, anche perché si è ormai capito che il prossimo non sarà
necessariamente migliore. Anzi”.
Le parole di Maria Luisa
Agnese nella prefazione del romanzo I
mariti inutili. Corso di sopravvivenza femminile alla vita di coppia (Cairo)
di Juanuaria Piromallo e Roselina Salemi rendono bene il senso di un libro
utilissimo, illuminante, un manuale semiserio che alterna buon senso, umorismo,
vita vissuta e qualche consiglio pratico per farsi furbe nelle relazioni di
coppia – spesso più giungla che nido d’amore.
Per iniziare, occhio ai FPMI
(Fidanzati Potenziali Mariti inutili): “(…) Le dosi di FPMI sono potenzialmente
illimitate. – precisano le autrici - E, per quanto intervallate da una boccata
di aria fresca di ABR (Autentici Bravi Ragazzi), diventano quasi una droga.
Acquisiscono un vago senso di familiarità che si accompagna alla rassegnazione,
a una bassa autostima, alla convinzione che se con gli ABR non è andata bene
tanto vale sorbirsi gli FPMI (più facilmente rinvenibili in quanto numerosi).
Finché, nella mia vita,
arriva il Re degli FPMI, Luigi, anche lui un nome da sovrano, ma non all’altezza
del mio. Dopo un ≪ti
amo≫ sussurrato con
convinzione in poco tempo, promesse di amore eterno e visualizzazioni di un
futuro insieme con discreto numero di figli, mentre pianifichiamo una stupenda vacanza
alle Maldive, scopro che il mio adorato Luigi sta per prenotare una vacanza
alle Maldive (la stessa!) con Gaia, la sua altra fidanzata”.
E, dopo questa parentesi
che serve quasi da avvertenza (che si tende puntualmente a non prendere in
considerazione, noi donne lo sappiamo bene), sarà Maria Luce – la romantica – a
condurci tra i cocci di un matrimonio, il suo, sul quale all’improvviso è
calato il sipario. Jaime, il marito con cui ha avuto due figli e per il quale
si è trasferita a Gstaad, le dice: “È finita, sono innamorato e non di te.” Maria
Luce, cinquantenne napoletana, diventa così Maria Spenta. In uno stato di
torpore, incredula e affranta, prova qualsiasi strategia per salvare la sua
famiglia – dall’analisi alla terapia di coppia ai cartomanti fino agli
sciamani. Niente da fare, lei continua ad aggrapparsi alla speranza che tornerà
ma lui non ci pensa proprio innamorato com’è di Feryal, la mamma di
un’amichetta della figlia.
Pianti inconsolabili,
giorni bui, tentativi di riconquista, tentativi di ritrovare gli ex (cosa non
si fa quando si ha il terrore di rimanere sole!) fino all’incontro con
l’impeccabile Dado: psicanalista, antropologo dilettante, separato con un
figlio, colto, raffinato, affabulatore. Veste solo sartoriale e colleziona
trofei di caccia. Dopo appena tre mesi lui le chiede la mano, anzi le offre un
“bonus di matrimonialità” spendibile quando lei crede sia arrivato il momento. Si
sposano all’ombra dei Faraglioni: abito lungo bianco nacré per la sposa, fiori
di mango, quattro damigelle e quattro paggetti, centinaia di lanterne bianche…
Ma è un altro bluff: come sul Titanic, si lustrano i pomelli e l’orchestra
continua a suonare, mentre tutto il resto cola a picco.
I
mariti inutili affronta una tematica quanto mai seria
con uno stile leggero e venato di ironia che la stempera senza però
banalizzarla.
Januaria Piromallo è
giornalista de Il Fatto Quotidiano.it e scrittrice. Ha pubblicato Bella e d’Annata. Corso di sopravvivenza
socialmente scorretto (Cairo), Come
pesci nella Rete, saggio semi-serio sui social media (Armando Editore), Te la do io la Svizzera... Heidi non abita
più qui (Guida Editore). Il
sacrificio di Éva Izsák (Chiarelettere) ha vinto il Premio Speciale Elsa
Morante ed è diventato una rappresentazione teatrale al Mercadante di Napoli.
Cresce con il giornalismo d’inchiesta di Mani Pulite. Ha firmato articoli di
denuncia sociale e reportage di guerra. Gioca con i social, brand ambassador.
Attivista per “One Planet One Future”.
Roselina Salemi ha
studiato Filosofia e Sociologia, è stata ricercatrice del CNR, prima di
scoprire il giornalismo. Ha lavorato alla Repubblica e al Corriere della Sera,
ha diretto il settimanale Anna. Con Rizzoli ha pubblicato due saggi, Sulla pelle delle donne e Ragazzi di Palermo, e i due romanzi La fontana invisibile (Premio Festival
du Premier Roman) e Il nome di Marina
(Premio Vittorini, Premio Chianti, Premio Calabria). Da quest’ultimo è stata
tratta l’opera teatrale Un uomo qualunque.
Vive a Milano, segue le sfilate, il cinema, il design. Tutto quello che vede
finisce dentro sceneggiature, racconti, inchieste.
Rossella
Montemurro