"Sognando Babilonia" con Richard Brautigan


Morto suicida nel 1984, a soli quarantanove anni, esponente, per un periodo, della letteratura beat – da cui si allontanò in sordina - e della controcultura anche se oscurato da “mostri sacri" del calibro di Kerouac e Vonnegut.
Richard Brautigan in Sognando Babilonia (minimum fax, collana Sotterranei, traduzione di Pietro Grossi) rende omaggio all’hard boiled e al noir americano degli anni Trenta e Quaranta, ma lo fa ovviamente a modo suo, alternando con miracoloso equilibrio la parodia più scatenata e l’elogio della marginalità e della timida follia sul quale ha costruito la sua fama di scrittore.
Sognando Babilonia è una storia demenziale, narrata con uno stile vorticoso, che ha come protagonista C. Card, detective, improbabile e scalcinato.  
“(…) L’anziana proprietaria possedeva il palazzo ed era vedova, non aveva né parenti né amici. La sua eredità sarebbe stata un completo casino. Ci sarebbero voluti mesi per venirne a capo, così nessuno mi avrebbe seccato per l’affitto in arretrato.
Che botta!
Questa era davvero la mia giornata.
Non c’era più stata una giornata così da quando quella macchina mi aveva investito due anni prima rompendomi tutt’e due le gambe. Mi ero beccato un bel gruzzolo per quella storia, Ero stato in trazione per tre mesi, ma era sempre meglio che lavorare per vivere e… oh, se me la sono goduta! a sognare Babilonia là all’ospedale”.
Perennemente a corto di quattrini, a caccia di prestiti ma anche di un’arma e dei proiettili con cui caricarla, C. Card ha per giunta la tendenza ad abbandonarsi a un sogno a occhi aperti, così ricorrente da diventare quasi una vita parallela. In questo sogno, Card si ritrova nella Babilonia di Nabucodonosor, dove, naturalmente, è il re degli investigatori privati, e risolve i casi più complessi con facilità irrisoria. Questo sistema di vita, pigro e sognante, viene sconvolto dall’entrata in scena della più classica dark lady da film noir: una cliente piena di soldi, una sventola dagli occhi azzurri che gli propone di trafugare dall’obitorio un cadavere che scotta.
Tra i libri più famosi di Brautigan, oltre ad American Dust, vanno segnalati Il generale immaginario, Pesca alla trota in America, 102 racconti zen.

Rossella Montemurro


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