"Matrigna", nel nuovo romanzo di Teresa Ciabatti le ambivalenze della famiglia
Si amano allo
stesso modo tutti i figli? Si odiano allo stesso modo tutti i fratelli?
Chissà quanti di
noi saranno sinceri nel rispondere o avranno il coraggio necessario per
guardarsi dentro. I chiaroscuri delle famiglie, le famiglie disfunzionali e i
legami tossici in genere, Teresa Ciabatti li conosce bene. Li ha scandagliati
nel suo romanzo più famoso, La più amata
(Mondadori, secondo classificato al Premio Strega 2017) e ne Il mio paradiso è deserto (Rizzoli), e
li riprende nel suo ultimo libro, Matrigna
(Solferino). La Ciabatti non ha paura di descrivere i lati bui delle relazioni,
i sentimenti che si preferirebbe evitare (di esternare), le contraddizioni, le
ambivalenze.
Noemi, la
protagonista, aveva nove anni quando il fratellino scomparve. Lei era una
bambina normale - capelli castani, occhi marroni, un fisico sgraziato - Andrea un
bambino speciale - capelli biondi, occhi azzurri, tutta la dolcezza del mondo.
“Era inverno
quando mio fratello sparì.
La mamma mi aveva
chiesto di tenerlo per mano. Dunque è da questa mano che si è staccato. E dunque
se avessi stretto più forte, se solo avessi stretto fino a fargli male pur di
non perderlo in mezzo alla gente che spingeva, e alla cascata di coriandoli, se
solo io, Noemi, nove anni appena compiuti, avessi stretto fortissimo.
Torno a quel
giorno sperando di scoprire nuovi dettagli, invece rimane tutto indefinito,
come l’intera infanzia prima della sparizione; una sequela di immagini slegate,
a volte brevi scene che non risolvono alcun mistero. (…)”.
Noemi racconta in
prima persona, ricorda che nei momenti che seguono la sparizione di Andrea le
vengono rivolte accuse più o meno velate. A poco a poco Noemi perde la sua
identità per diventare, per tutti, la sorella del bambino scomparso. È per
allontanarsi da una vicenda troppo pesante per la sua età e da una provincia
soffocante, che sceglie di andare a vivere in città dalla nonna. Del resto, ha il
diritto di rifarsi una vita, nonostante i sensi di colpa verso i genitori – “togli
a un matrimonio i figli, sottrai i figli, e vedi cosa resta” -, nonostante
tutto.
Noemi studia, si
innamora, vive. Ma non riesce a svincolarsi mai completamente dall’incubo del
passato. Quando la madre ha un incidente, ritornare nel luogo in cui la
sparizione di Andrea fu un punto di non ritorno, significa fare in conti con una vicenda rarefatta, rimasta quasi sospesa
negli anni.
Carla, madre
depressa di Noemi, è la stessa donna brillante, madre di Andrea? Evidentemente
sì, perché ci sono madri e matrigne, figli e figliastri, anche quando la
famiglia è una sola.
Con la potenza
empatica delle sue storie e una scrittura coinvolgente, Teresa Ciabatti ci
immerge in un racconto che, attraverso una sparizione, indaga il lato
perturbante della maternità e le domande irrisolte di ogni famiglia. Come è
ormai nel suo stile, non c’è buonismo o indulgenza ma una sincerità spietata e
difficile da accettare.
L’autrice, nata
e cresciuta a Orbetello, vive a Roma. I suoi romanzi sono: Adelmo, torna da me (Einaudi Stile
libero), I giorni felici (Mondadori), Tuttissanti (Il Saggiatore), Il mio paradiso è deserto (Rizzoli)
e La più amata (Mondadori, sul
podio della Classifica di qualità de «La Lettura – Corriere della Sera» e miglior
romanzo del 2017 per «Rivista Studio»). Ha scritto romanzi e di racconti
pubblicati in antologie e apparsi anche sulle riviste «Nuovi Argomenti» e
«Granta».
Rossella Montemurro