"L’alimentazione emotiva", un percorso terapeutico e una guida motivazionale per rompere il cerchio delle abbuffate
Mangiare può essere fonte
di grande piacere o profonda sofferenza. Lo sappiamo tutti e, almeno una volta
nella vita, ognuno di noi è stato vittima di un’insana scorpacciata - mangiando
emotivamente, non per fame ma per rabbia, non per alimentarsi ma per riempire
un vuoto, per cercare di dare tregua a un disagio psicologico. Niente di più
sbagliato perché si cade in una spirale di sensi di colpa e rabbia ulteriore –
questa volta verso noi stessi.
Se il cibo, insomma, può
in certi casi diventare una sorta di “anestetico” e di placebo per la nostra
psiche, l’effetto è momentaneo e le controindicazioni sono molteplici. Il binge
eating (alimentazione incontrollata), infatti, funziona alleviando il malessere o
offrendo un modo per diminuire temporaneamente o evitare del tutto sensazioni
di disagio.
È stato pubblicato da
pochi giorni in Italia un volume interessante e “terapeutico”, firmato da due
docenti di psichiatria e uno psicologo (Debra L. Safer, Sarah Adler e Philip C.
Masson), L’alimentazione emotiva. La
soluzione DBT per rompere il cerchio delle abbuffate (Raffaello Cortina
Editore).
Un testo che, oltre a
scavare nel cuore del significato delle cosiddette abbuffate, propone esempi
pratici che fanno in modo che si possa registrare i progressi e adeguare il
programma alle proprie necessità, schede da compilare e veri e propri esercizi
per affrancarsi, un passo alla volta, dal rapporto distorto con il cibo. Alla fine, è possibile intravedere la libertà
da un modo di alimentarsi incontrollato e dunque un futuro più felice.
L’obiettivo è arrivare a
padroneggiare la abilità della Dialectical Behavior Therapy (DBT) - una terapia
sviluppata da Marsha Linehan - che insegna ai pazienti come gestire le proprie
emozioni, anche le più opprimenti.
L’alimentazione
emotiva è una guida motivazionale che offre un valido
percorso di cambiamento. Safer,
Adler e Masson hanno tradotto il loro collaudato trattamento in una risorsa di
autoaiuto per tutti coloro che lottano contro il binge eating e gli altri tipi
di “alimentazione da stress”.
Uno dei caposaldi è il
pensiero dialettico: consiste nel tenere presenti allo stesso tempo due punti d
vista apparentemente contraddittori, riconoscendo che c’è sempre più di un modo
per vedere una situazione, più d un modo per risolvere un problema: “Invece di
una mentalità perfezionista, - spiegano gli autori - che insiste sulla “verità”
tutta bianca o nera, una visione dialettica vede la verità come comprendente il
banco, il nero e tutte e infinite sfumature di grigio che s trovano in mezzo la
mente saggia pensa dialetticamente”
“Il pensiero dialettico –
aggiungono - consente di avere un obiettivo, come onorare il vostro impegno a
smettere d abbuffarvi, e, contemporaneamente, di non soddisfare il vostro
obiettivo”.
Essenziale anche “l’abilità
di mindfulness dell’adottare una posizione non giudicante che vi chiede di
prendervi il tempo di osservare e descrivere voi stessi e il vostro
comportamento senza attivare emozioni quali il disgusto, la vergogna o la
disperazione, che vi porterebbero ad agire rapidamente o impulsivamente guidati
dalla vostra mente emotiva e apposite tecniche di mindfulness per attivare, un
passo alla volta, significativi cambiamenti comportamentali”.
Leggere L’alimentazione
emotiva significa seguire un percorso che permetterà di identificare le cause
scatenanti, affrontare i sentimenti dolorosi in modo nuovo e più sano,
acquisire consapevolezza dei desideri incontrollabili senza metterli in atto e liberarsi
dei giudizi su di sé e delle altre trappole emotive.
Debra L. Safer insegna
Psichiatria presso la Stanford University School of Medicine ed è condirettore
della Stanford Adult Eating and Weight Disorders Clinic. Nelle edizioni Cortina
ha pubblicato anche Binge eating e
bulimia (con C.F. Telch e E.Y. Chen, 2011).
Sarah Adler insegna
Psichiatria presso la Stanford University School of Medicine ed esercita
privatamente l’attività di psicologa clinica.
Philip C. Masson lavora
presso la Adjunct Clinical Psychology Faculty alla Western University e come
psicologo presso il London Health Sciences Centre in Ontario (Canada).
Rossella
Montemurro