"Chilografia", il romanzo forte e inquieto di Domitilla Pirro



Forte, inquieto e disturbante: può essere definito così Chilografia. Diario vorace di Palla (Effequ, collana Rondini) di Domitilla Pirro, un libro che, in modo inconsueto e spesso con leggerezza, affronta diverse tematiche che certo non lasciano indifferenti - dai disturbi alimentari alla violenza fisica e verbale, dalla solitudine alla realtà virtuale.

Incontriamo Palma, la protagonista, bambina - in una famiglia disfunzionale, con una madre che lascia il marito per l’istruttore di scuola guida di cui è da sempre infatuata e una sorella impeccabile che non perde l’occasione per farla sfigurare – e ne seguiamo la crescita, chilo dopo chilo – i capitoli sono contrassegnati, infatti, dal peso della ragazza che man mano aumenta -, delusione dopo delusione, in un bozzolo di voracità che serve per placare la fame d’amore. Amore che sboccia in una chatroom perché, di pari passo con il cibo, è nel mondo virtuale che Palma cerca l’antidoto a una vita opprimente nella quale per lei è difficile relazionarsi, è imbarazzante sentirsi giudicata per l’aspetto fisico.

Palma si è creata una nuova identità, da ragazza filiforme e invidiata, su SimCity, ed è su una chat collegata al videogioco che ha conosciuto Angelo, attratto solo da donne sovrappeso. Colpita da quest’uomo che sembra amarla follemente, Palma è incapace di venire fuori da una relazione che in realtà è molto malata. Succube di Angelo, subisce soprusi di ogni genere pur di averlo accanto.

La Pirro è riuscita a narrare una trama così fitta ed emotivamente pesante con uno stile diretto, talvolta ironico, intervallato da un’inflessione romanesca che stempera i toni accesi. Eppure, Chilografia rimane un pugno allo stomaco che lascia senza fiato. Nel ritratto di Palma – Palla, così la chiamavano le compagne del gruppo scout – emergono gli umori, gli odori, spiccano i dettagli – anche ripugnanti – di una fisicità che si preferirebbe non vedere in quanto è fuori dai canoni, dal buon gusto. E poi ci sono tante psicologie fragili e contorte, quelle che hanno accompagnato, rovinandola, la crescita della ragazza, e che hanno quasi fatto scudo per impedirle di trovare un equilibrio sia fisico sia mentale. Ma a Palma sembra non importare: “Se prendi la rincorsa giusta non pesi nemmeno più”.

Il finale, sorprendente, è l’unico possibile: è d’impatto e non stempera tutta la tensione emotiva che, fin dalla prima pagina, contraddistingue il romanzo.

Domitilla Pirro (1985) è giornalista pubblicista iscritta all’ODG di Roma e direttrice creativa di Fronte del Borgo alla Scuola Holden di Torino. Con il racconto Sote’ ha vinto la quinta edizione del concorso letterario 8×8 organizzato da Oblique Studio; suoi racconti sono usciti su «la Repubblica», «Linus», «Playboy», «minima&moralia», abbiamoleprove.com e in Brave con la lingua (Autori Riuniti). Insieme a Francesco Gallo crea e anima “Merende Selvagge – mica la solita storia”, progetto didattico-narrativo per umani di varie dimensioni.

Rossella Montemurro

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