Masciare, fascinazioni e superstizione: tutta la forza evocativa della "Giostra delle anime" di Francesca Barra e di Claudio Santamaria
“(…) A distruggere gli
uomini non erano solo la povertà, la solitudine o il peccato. Ma anche l’amore
che provocava gelosia e sete di vendetta”.
La
giostra delle anime (Mondadori) è uno di quei romanzi con una
forza evocativa non indifferente che ti entra dentro e ti coinvolge con tutte
le sue suggestioni. Nel primo libro firmato a quattro mani dalla giornalista
Francesca Barra e dal marito, l’attore e regista Claudio Santamaria, ci sono
masciare, fascinazioni, superstizioni e orfanotrofi. È nato durante un viaggio
in auto sul Vulture, Francesca aveva ascoltato una storia di masciare
raccontata dal dottor Giuratrabocchetti ed era rimasta colpita da una
fotografia: un gruppo di persone vestite di nero, tranne due bambine con
abitini bianchi. Nel giro di poco tempo, quegli uomini e quelle donne sono
morte tutte, le uniche sopravvissute sono state le piccole. Da quell’immagine
ha preso forma La giostra delle anime,
una stesura che si avvalsa di altre storie, di documenti, di ricerche – non
semplici soprattutto a livello umano, ha sottolineato la Barra presentando il
romanzo a Matera presso Burro Salato -, di sopralluoghi come quello fatto in
Emilia Romagna nell’Ospedale Psichiatrico Infantile di Aguscello, una struttura
che ha ispirato l’orfanotrofio nel quale crescono – in una quotidianità fatta
di torture, soprusi e violenze – Eva e Anna, due gemelline.
La loro mamma è morta
subito dopo il parto, alle pendici del cratere del Vulture. Le sorelline
rimangono in vita, miracolosamente, nutrite dalla terra. È in quegli attimi che
a Eva vengono infusi poteri da vendicatrice (“lei sapeva come distruggere, ma non
come salvare”), ad Anna da guaritrice. Eppure entrambe saranno segnate da una
maledizione. Identiche fisicamente, negli anni dell’orfanotrofio saranno
emarginate per via dei capelli lunghi e rossi come fiamme: per le suore e i
compagni sono delle streghe. Crescendo, Anna diventerà una guaritrice al
servizio di chi soffre - “(…) Fare del bene scalda l’anima, se credi davvero di
alleviare dei traumi. Ma in quegli anni si era accorta che la maggior parte
delle persone era vittima della superstizione” - ed Eva una sensitiva capace di
comunicare con le anime dei morti ma anche di scatenare distruzione. Separate
dal destino, sarà Anna, a Matera, a prendersi cura di Angelica, la nipote di
Eva che, da adolescente, con gli stessi poteri distruttivi della nonna, sarà
bullizzata ed emarginata dai compagni di scuola.
“(…) Era diversa dagli
altri, in un posto dove essere diversi voleva dire essere sbagliati. (…)”.
E non c’è cosa peggiore
della voce del popolo eretta a voce di Dio: la Barra ha ricordato durante la
presentazione della Giostra delle anime
i casi di Olimpia Orioli, costretta ad andar va dal suo paese, Policoro, solo perché
voleva la verità sulla morte del figlio, e della mamma di Elisa Claps, considerata
pazza per aver chiesto per anni di controllare nel posto, la chiesa della
Santissima Trinità di Potenza, dove poi è stato effettivamente rinvenuto il
corpo di Elisa.
Anna, Eva e Angelica sono
la metafora di come si può reagire al dolore e meritano l'indulgenza pur con la
consapevolezza che “al destino non si può sfuggire, è sempre lì che ti insegue,
fino a quando non decidi di farci i conti”.
È fin troppo facile
rimanere rapiti da una trama del genere ma il vero segreto di questo romanzo è
uno stile fluido, affascinante nel quale sono state usate le parole migliori
descrivendola sia con lo sguardo di un regista – in realtà Santamaria avrebbe
preferito dirigere anziché scrivere La
giostra delle anime e non è detto che non diventi presto un film - sia
con quello di una giornalista. Del resto, ha confidato la Barra, “questo
romanzo non avrei potuto scriverlo con nessun altro al mondo se non con lui”.
Rossella Montemurro
GLI AUTORI
Claudio Santamaria - celebre e acclamato protagonista di “Lo chiamavano Jeeg Robot” (2015, regia di Gabriele Mainetti), per cui ha vinto il David di Donatello come miglior attore protagonista - è attore di teatro e cinema. Ha lavorato con alcuni tra i migliori registi italiani: Gabriele Salvatores, Ermanno Olmi, Gabriele Muccino, Michele Placido, Marco Risi e Bernardo Bertolucci, e tra i suoi numerosi film ricordiamo “Torneranno i prati”, “Baciami ancora”, “Romanzo criminale”, “Diaz”, “Paz” e “Casino Royale”.
Claudio Santamaria - celebre e acclamato protagonista di “Lo chiamavano Jeeg Robot” (2015, regia di Gabriele Mainetti), per cui ha vinto il David di Donatello come miglior attore protagonista - è attore di teatro e cinema. Ha lavorato con alcuni tra i migliori registi italiani: Gabriele Salvatores, Ermanno Olmi, Gabriele Muccino, Michele Placido, Marco Risi e Bernardo Bertolucci, e tra i suoi numerosi film ricordiamo “Torneranno i prati”, “Baciami ancora”, “Romanzo criminale”, “Diaz”, “Paz” e “Casino Royale”.
Francesca Barra,
scrittrice e giornalista, è nata a Policoro. Ha condotto diversi programmi in
radio e televisione. Ha pubblicato con Garzanti Prova a dirmelo guardandomi negli occhi, un intervento sulla
comunicazione social, e i romanzi L'estate
più bella della nostra vita, Il mare
nasconde le stelle, Verrà il vento e
ti parlerà di me. Per Rizzoli ha scritto i saggi: Tutta la vita in un giorno. Viaggio fra la gente che sopravvive mentre
nessuno se ne accorge, Giovanni
Falcone un eroe solo, Il quarto
comandamento. La vera storia di Mario Francese che sfidò la mafia e del figlio
Giuseppe che gli rese giustizia.