"È la storia di Sarah": nel romanzo di Pauline Delabroy-Allard la scrittura diventa fisica e sensuale
Un vortice.
Appassionato e appassionante, un ciclone pronto a travolgere, che spazza via
tutto il resto. È così che entra
Sarah nella sua vita: certo non in un punta di piedi, non con discrezione ma
con incredibile irruenza.
In quella notte di Capodanno, l’arrivo tanto (troppo) teatrale di Sarah è
una botta di vita per l’io narrante – una donna tutta d’un pezzo, insegnante
divorziata, madre di una bambina. Tra loro inizia una passione tanto impetuosa
quanto inevitabile; per loro, per entrambe, è la “prima volta” con un’altra
donna.
Per lei è una tempesta
emotiva, è un innamoramento folle – come solo l’amore può esserlo. È scoprirsi a più di trent’anni ad aspettare uno squillo,
è un prepararsi con cura per il prossimo appuntamento, è avere occhi e pensieri esclusivamente per Sarah. Sono come due opposti che si attraggono: alla compostezza della
professoressa fa da contraltare l’estro e l’esuberanza di Sarah, violinista
dalle tante sfumature, inaffidabile, senza molto gusto nel vestire,
insofferente alle regole.
È la storia di Sarah (Rizzoli, traduzione di Camilla Diez, tra i cinque finalisti del Goncourt 2018, il più prestigioso dei
premi francesi) di Pauline Delabroy-Allard con i suoi paragrafi brevissimi ma
incisivi trascina il lettore nella spirale della passione.
“È la storia di Sarah,
della sua bellezza misteriosa, del suo naso imperioso da mite rapace, dei suoi
occhi come sassi, verdi, anzi no, non verdi, dei suoi occhi di un colore
insolito, i suoi occhi serpentini dalle palpebre cadenti. È la storia di Sarah la foga, Sarah la passione, Sarah lo
zolfo, è la storia del momento preciso in cui il fiammifero si accende, del
momento preciso in cui il bastoncino di legno diventa fuoco, la scintilla illumina
la notte, dal nulla divampa la bruciatura. (…).”
A una prima parte tutta improntata su una relazione che psicologicamente
non ha freni (che esalta e, un attimo dopo, getta nello sconforto per le improvvise
assenze dell’amante), segue una seconda, più sofferta e sofferente: Sarah si
ammala e niente è più come prima. È come se a una corsa a
perdifiato fosse seguito uno stop brusco, inaspettato, sconvolgente.
Lo stile della Delabroy-Allard
(classe ’88, è insegna in un liceo della cittadina di Vanves) è raffinato, elegante con tratti poetici che
non lasciano indifferenti: si vorrebbe sottolineare le frasi, impararle a
memoria per non dimenticare la profondità di un amore, uno di quelli sempre più
difficili da vivere.
È
la storia di Sarah è un esordio che ha convinto l’intera
critica letteraria francese, entusiasmata dalla scrittura fisica, impetuosa,
dove la sensualità ritrova, finalmente, lo spazio bianco su cui irrompere.
Rossella Montemurro