“Per anni ho abitato il tempo e lo spazio, in cui in seguito ho ambientato Poliestere (Fandango), chiedendomi che cosa sarebbe rimasto della fabbrica che avevo intorno, di tutta la fatica spesa, il veleno, la rabbia, la paura, ma anche l’allegria sguaiata, le risate da spaccarsi le costole, il cameratismo più grossolano.” È quanto scrive Luca Bertolotti, che aggiunge: “ Poliestere è nato per dare una risposta a questa domanda e, nel farlo, ho dovuto dare un inquilino a questo tempo e questo spazio, Livio Belotti.” È nella Brianza profonda delle fabbrichette che lavora Livio Belotti, operaio specializzato nella verniciatura dei mobili. Con la crisi del 2008 l’azienda lo lascia a casa e Livio, rifiutandosi di chiedere il sussidio di disoccupazione, manda in crisi anche la sua storia con Lidia che ha avuto una figlia, Martina, con un uomo che è scappato come se, anziché avere messo al mondo un individuo, ne avesse uccisi dieci. A Martina la madre e Livio hanno insegnato