La magia del Salento in chiaroscuro e una nuova indimenticabile protagonista: Chicca Lopez. Gabriella Genisi racconta "Pizzica amara"
È una salentina dalla
tempra d’acciaio, inflessibile sul lavoro e fragile nel privato: il maresciallo
Chicca Lopez, ventottenne, è la nuova protagonista dei gialli made in Italy.
Definita “carabiniere
tascabile” per la statura, fa girare però la testa a tanti, compreso il suo
capitano belloccio e un po’ troppo pieno di sé. Eppure Chicca, con la sua
femminilità spiccata nonostante la divisa, custodisce un segreto che nessuno,
tra i suoi colleghi, riuscirebbe mai ad immaginare. A casa la aspetta Flavia,
la sua compagna che nel corso degli anni si è trasformata in un maschio degli
anni Cinquanta, uno di quei “mariti padroni che tornano e che trovano tutto
pronto, - si lamenta Chicca - la casa in ordine, il pollo nel forno, e la mogliettina zuccherosa e
profumata per finire la serata a letto, con una botta e in allegria. Con la differenza
che, oltre a tutto questo, quella che esce al mattino per portare il pane a
casa, sono sempre io”.
Chicca si porta dentro
anche un passato difficile, l’infanzia trascorsa in un orfanotrofio, senza il
calore e l’affetto di una famiglia. È lei che si trova ad indagare nel cimitero
di un paesino vicino a Lecce quando viene profanata la tomba di un ragazzo
morto qualche anno prima per un incidente. Non solo, a distanza di pochi giorni
vengono rinvenuti i cadaveri di due giovani donne: la prima denominata “Sirena
Bianca” perché è emersa dal mare e non si conosce la sua identità, la seconda è
una liceale di una famiglia molto in vista, Federica che, apparentemente, si è
suicidata. Ma il maresciallo Lopez non crede al suicidio della ragazza né
all’ipotesi di un serial killer e inizia a cercare la verità, andando contro le
ipotesi investigative dei suoi colleghi.
Pizzica
amare (Rizzoli) di Gabriella Genisi è un giallo ambientato
tra le tante sfaccettature del Salento: il mare, gli ulivi, il dialetto così
musicale, la pizzica ma anche il traffico di rifiuti pericolosi, il satanismo e
la magia nera. Il lettore, pagina dopo
pagina, viene avvolto da tutte le contraddizioni di una terra arcaica e magica.
Ci sono le spiagge mozzafiato e l’ombrosità delle macare, il ritmo martellante
della pizzica e il significato della taranta, il modus operandi degli
inquirenti e la crudeltà degli uomini. E c’è anche tanto cibo (che, da sempre,
è uno degli strumenti di narrazione delle storie della Genisi), rigorosamente “made
in Puglia”, un omaggio alle tradizioni culinarie salentine.
Gabriella Genisi ha
raccontato una storia dalla trama adrenalinica, con uno stile differente da
quello dei suoi romanzi precedenti nei quali l’atmosfera che caratterizzava Lolita
Lobosco (commissario recentemente promosso a questore che presto diventerà protagonista di una serie tv), pur alle prese con omicidi, era per certi versi
più rassicurante.
Accanto al personaggio di
Chicca ci sono altre donne, tostissime ma profondamente ferite, ognuna di loro
alle prese con battaglie personali - violenze, confusione dell’identità di genere,
desiderio inappagato di maternità, solitudine… La Genisi, con una scrittura
indimenticabile, è riuscita a imbastire una trama che va oltre il noir e si
insinua nelle psicologie dei protagonisti, nella vita di tutti i giorni.
“(…) Voglio essere libera
di vivere la mia sessualità, non essere uomo o donna, gay, etero o bisex,
voglio sentirmi a volte un ragazzo, a volte una ragazza. – afferma Chicca - Come
l’Orlando di Virginia Woolf, come Lady Oscar, o come professava sa Paolo nella Lettera
ai Galati. Di recente ho scoperto una corrente di artisti californiani che si
dichiara gender fluid. La trovo una cosa meravigliosa quella di rifiutare il
concetto che esistono due generi, senza contestare la biologia, ma andando
contro i limiti imposti dalla morale e dalla storia, che hanno abusato per
millenni del concetto di genere con l’unico fine di discriminare gli individui
in ogni ambito, dai legami familiari al suolo sociale. (…)”
Come
è nato il personaggio di Chicca Lopez, così diverso da Lolita Lobosco?
“Desideravo sperimentare
nuove storie, linguaggi, ambientazioni. Per fare questo era necessario
allontanarsi da Lolita, ho cercato di disegnare un personaggio contemporaneo
che raccontasse le nuove generazioni”.
“Pizzica amara” è anche un omaggio al Salento.
Quanto è legata a questa terra?
“Molto. Il Salento è una
delle mie mete preferite quando ho necessità di staccare o di ispirarmi.
Prediligo però viverlo nei periodi invernali lontani dalla folla dei turisti”.
In
“Pizzica amara” si avvertono gli echi di Ernesto De Martino. Le “macare” e
tutto ciò che le accompagna sono attuali anche nel 2019?
“Non c’è dubbio che la
mia sia una forzatura letteraria dovuta alla storia basata sulla credenza
popolare che riteneva il tarantismo fosse ereditario. Ho immaginato una
trasmissione da nonna a nipote in forma diversa ed esasperata”.
Nelle
sue storie traspare molta dimestichezza con il mondo delle forze dell’ordine in
generale. Le sue descrizioni - dalle indagini alla conoscenza del codice penale
- sono sempre molto accurate. Possiamo definire Gabriella Genisi un
poliziotto/carabiniere mancato o la sua è solo una passione “letteraria” nei
confronti delle divise?
“Passione letteraria e
lettura di libri gialli”.
In
futuro potremo seguire un’altra indagine di Chicca?
“Almeno un altro, il
resto sarà deciso dai lettori. Spero che Chicca Lopez entri nel loro cuore”.
Rossella
Montemurro

