"La figlia femmina", l'esordio di Giurickovic Dato tra ferite insanabili e segreti inconfessabili


“Sì, sono brava a raccontare. Potrei dire qualcosa di assurdo e convincere chiunque”.
Maria ha 13 anni e l’inferno dentro. Dopo la morte del padre Giorgio – un diplomatico - in circostanze poco chiare, la madre Silvia si è trasferita con lei da Rabat a Roma.
Fin da piccola Maria è ingestibile, Silvia ha, da sempre, addirittura paura della bambina, delle sue crisi di violenza e rabbia, della sua incapacità di stare con i coetanei. Ma Giorgio minimizzava e continuava ad addormentarla leggendole le fiabe con un’intimità promiscua che celava un insospettabile doppia personalità dell’uomo.
La figlia femmina (Fazi editore, collana Le Strade) è il sorprendente esordio di Anna  Giurickovic Dato, classe ’89, che ha raccontato una storia di legami familiari che devastano e sconvolgono.
Giurickovic Dato affronta l’ombra dell’incesto e descrive, lasciandola parlare in prima persona, una donna molto innamorata per riuscire ad aprire gli occhi sul dramma che sta vivendo la sua bambina, schiacciata dal peso insopportabile dei sensi di colpa che la dilaniano quando ormai è troppo tardi. La ragazzina, del tutto fuori controllo, porta dentro ferite forse insanabili e reagisce in maniera sconclusionata.
“(…) Maria ha tredici anni, i tratti duri, i capelli lunghi e bruni. – si legge - Gli occhi sono piccoli ma vivaci, talvolta hanno un’aria severa; altre, invece, sono ingenui e disarmati.
Quelle volte non posso guardarla o mi si rompe il cuore nel petto. Subito dopo gli eventi che hanno stravolto la nostra vita, siamo tornate a Roma. Non dorme mai. Di notte passeggia per il corridoio buio e, senza avere consapevolezza del rapporto che c’è tra il suo corpo e lo spazio, sbatte sui muri e fa rumore. A volte si fa male e impreca. Alcuni giorni fa ha sbattuto la faccia sul muro che fa angolo tra la zona letto e la sala da pranzo e ha lanciato un urlo di rabbia. Saranno state le quattro del mattino quando l’ho raccolta da terra: il suo viso era coperto di sangue perché la cornice di un quadro
le era entrata nella carne sopra lo zigomo. (…)”.                 
Una volta a Roma, Silvia si innamora di un altro uomo, Antonio, e decide di presentarlo a Maria. La ragazzina, però, durante il pranzo, inizia ad avere un comportamento inappropriato, fin troppo seduttivo e spregiudicato nei confronti di Antonio. Silvia è sbigottita, Antonio è confuso, Maria si rivela una Lolita senza pudore: è a questo punto che i piani del romanzo si ribaltano, così come i ruoli di vittime e carnefici.
L’autrice porta in primo piano dinamiche familiari distorte, psicologie contorte, in una trama non facile da accettare.
Simonetta Agnello Hornby ha definito La figlia femmina “una storia disturbante, raccontata con tatto e maestria, che si legge tutta d’un fiato”.
Anna Giurickovic Dato è nata a Catania nel 1989 e vive a Roma. Nel 2012 un suo racconto si è aggiudicato il primo posto al concorso Io, Massenzio in seno al Festival Internazionale delle Letterature di Roma. Nel 2013 è stata finalista al Premio Chiara Giovani.

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