"Carnaio", un caustico Giulio Cavalli con uno sguardo che ricorda Saramago e Bolaño
“Il primo cadavere lo ritrovarono impigliato
tra gli scogli, quelli bassi, all’attaccatura del pontile. Indossava una
camicia a quadrettoni rossi e blu tutta sbordata e allacciata solo negli ultimi
due bottoni in fondo, e poi dei pantaloni corti, da calciatore, forse di
qualche squadra importante, resi trasparenti e velini dal caldo, dal sale, dal
sole. Niente scarpe.”
Inizia così Carnaio (Fandango), il nuovo libro dello
scrittore e attore teatrale Giulio Cavalli che
dal 2007 vive sotto scorta per il
suo impegno nella lotta contro le mafie.
Il primo a rinvenire il
cadavere è Giovanni Ventimiglia, un pescatore che, sempre, raccoglie nelle sue
reti acciughe e granchi. Negli ultimi anni il mare è diventato avaro e sulla
sua piccola nave non ha più un equipaggio. Il pesce lo vende nel mercato di DF,
un paesino aggrappato alla costa come tanti, con un parroco che fa la predica
ma va a puttane, un sindaco che è padre di sindaco, un’emittente locale che
scalda i cuori delle casalinghe con il suo conduttore brizzolato. Un giorno di
marzo Giovanni attraccando al pontile trova un cadavere, un uomo che in ammollo
dev’essere stato per giorni, un ragazzo non di quelle parti, forse dell’Est o del
Sud, un uomo di colore: “(…) avrà avuto vent’anni, forse trenta, per quello che
si poteva capire immaginandolo sgocciolato. La carne era marinata, lessata, “se
ne sarebbe andata tutta in giro, senza pelle”, spiegò Giò al commissario. Ma la
pelle, la pelle era carta da forno, una sfoglia secca”.
È solo il primo rinvenimento
al quale seguiranno altri. Cadaveri sbiaditi dall’acqua, tutti giovani, tutti
neri si susseguono, senza che le autorità locali riescano a trovare un filo,
cumuli di cadaveri da seppellire, identificare, gestire. Da DF chiedono aiuto,
ma da Roma prendono tempo, impongono accertamenti, tanto che, per non venire
sommersi, i cittadini saranno costretti a escogitare un sistema per affrontare
l’emergenza, e poi nel tempo trasformarla in profitto.
Quello di Cavalli è uno
stile lucido e caustico, il suo è uno sguardo che ricorda Saramago e Bolaño. Carnaio è un incubo di carne e soldi, la
profezia di un mondo prossimo, in cui l’ultimo passo verso l’abisso è già alle
nostre spalle.
Giulio Cavalli (Milano,
1977) collabora con varie testate giornalistiche e ha pubblicato diversi libri
d’inchiesta, tra i quali ricordiamo: Nomi,
cognomi e infami (2010); L’innocenza
di Giulio (2012) e Mio padre in una
scatola di scarpe (2015). È stato membro dell’Osservatorio sulla legalità e
consigliere regionale in Lombardia. Scrive su Left, Fanpage e sull’Espresso.
Con Fandango Libri ha pubblicato nel 2017 Santamamma.
Rossella
Montemurro