"Nella setta", libro inchiesta sull'inferno che coinvolge quattro milioni di italiani
Gianluigi Nuzzi lo ha
definito “un’inchiesta sconvolgente”: Nella
setta (Fandango) di Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni, in effetti, lascia
senza parole. È un reportage lucido e particolareggiato su un argomento che
poco si conosce in Italia e che è totalmente ignorato dal legislatore: quello
delle sette – quattro milioni gli italiani coinvolti. C’è un sommerso,
pericoloso e insidioso, che come emerge dal volume, può riguardare chiunque: il
nostro edicolante, la ragazza che ci prepara il cappuccino al bar la mattina,
la signora simpatica che incontriamo sull’autobus andando al lavoro o il nostro
odiatissimo vicino.
I due autori hanno
viaggiato lungo tutta l’Italia: si sono infiltrati in alcune comunità come quella
dei monaci Durjaya, di Scientology o di Damanhur e hanno incontrato adepti ed
ex membri, parlato con esperti e indagato i meccanismi di queste
organizzazioni. Ne viene fuori un quadro a tratti da brividi su un mondo a
parte eppure a noi vicinissimo: “Per scrivere questo libro – che ci ha portato
anche a una riflessione allargata sulla volontà e sulla volontà indotta –
abbiamo incontrato decine e decine di persone. Abbiamo viaggiato dalla Sicilia
al Piemonte. Abbiamo ascoltato le storie di uomini e donne che pensavano di
aver trovato una mano amica a cui aggrapparsi, e invece sono precipitati nel
buio.
Abbiamo passato mesi a
leggere documenti inediti e sconvolgenti, a fare controlli incrociati, a
indagare fra camere di commercio e sedi catastali. Abbiamo, soprattutto,
guardato con i nostri occhi”.
La prima tappa è la sede
milanese di Scientology, nota per avere tra i suoi membri molte star
hollywoodiane. “Impossibile non farsi conquistare. Il posto e bellissimo,
splendente e lussuoso. Tutte le persone che ci gravitano intorno sono di una
cortesia anacronistica e toccante”, precisano ma già “preparati” a ciò a cui
vanno incontro: una serie di corsi (tutti a pagamento) che è difficilissimo
rifiutare – “(…) i fuoriusciti definiscono il metodo Scientology –
“un’insistenza cortese, ma inamovibile dal raggiungimento dell’obiettivo””.
Peccato che dietro la
patina di serenità e benessere, dietro la parvenza di un’(inesistente)
“prendersi cura” dei nuovi adepti si celi una vera e proprio disegno per
annullare chiunque si aggreghi. Tipo Serena che ne è uscita con le ossa
spezzate. “Cinquant’anni, due figli, due matrimoni alle spalle. Quando la incontriamo,
Serena e incerta. Trema quasi. Sa che Scientology è distruttiva con gli
apostati, che vengono “disconnessi” integralmente da chiunque faccia parte
dell’organizzazione, ma ancora di più con chi da fuoriuscito racconta cosa ha
vissuto”.
Alla violazione
psicologica si affianca spesso una violenza ancora più devastante, profonda e
sconosciuta. Se Scientology è tra le più famose, esiste un sottobosco perverso:
come comunità del Forteto nel Mugello, dove bambini venivano costantemente
violati, fino alla sconosciuta comunità torinese dei monaci Durjaya, alla città
stato di Damanhur, alla misteriosa Archeosofia passando da pedinamenti e
pedofilia. Il contesto delle sette si muove fra potere, politica e business e
si costruisce sulla pelle non dei più deboli, ma di persone che vivono momenti
di difficoltà.
In tutto questo, spesso
gli inquirenti hanno le mani legate: “Esiste un confine – che nel nostro paese
soffre di un inspiegabile vuoto normativo – fra l’adesione a un culto e la
manipolazione mentale. È un confine sottile, che abbiamo provato a illustrare
affidandoci a decine e decine di testimonianze di membri di culti, di ex adepti
e di professionisti del settore”.
Non avere una legge a
disposizione rende tutto più difficile.
Nel Commissariato di
Polizia di Firenze c’è una delle Squadra
Anti Sette (la Sas è costituita da una task force di investigatori ed e
inserita all’interno della Direzione centrale anticrimine) più attive del
nostro paese.
Così un investigatore
spiega a Piccinni a Gazzanni: “Il primo abuso si mette in atto con il
meccanismo più basilare, quello di aggancio, quello che spinge la mente del
neofita a coincidere con il pensiero dell’organizzazione. Ci sono gruppi
focalizzati sulle violenze sessuali, altri su quelle economiche. Tutto dipende dall’obiettivo
del guru. Ma ci sono anche guru che agiscono in funzione della loro predominanza
sul soggetto.”
Nella
setta, a dieci giorni dall’uscita, è già in ristampa.
Flavia Piccinni ha
pubblicato tre romanzi e un reportage sulla ’ndrangheta. Coordinatrice
editoriale della casa editrice Atlantide, collabora con numerosi giornali. È autrice
di documentari per Rai1 e Radio3 Rai. Con l’inchiesta Bellissime (Fandango, 2017) ha vinto il Premio Croce, il Premio
Enea e il Premio Essere Donna. Il libro ha suggerito tre interrogazioni parlamentari
e un DDL, e presto diventerà un film documentario.
Carmine Gazzanni, giornalista
professionista, scrive per La Notizia, Left, Donna Moderna e Linkiesta. In
passato ha collaborato con Presa Diretta (Rai3), L’Espresso e Narcomafie. Dalle
sue inchieste sono nate numerose interrogazioni parlamentari. È tra i vincitori
del Premio Rampino 2018.
Rossella
Montemurro