Mantova, il 6 settembre al via la ventunesima edizione del Festivaletteratura


La ventunesima edizione di Festivaletteratura si terrà a Mantova da mercoledì 6 a domenica 10 settembre 2017. Dopo la festa grande del ventesimo anniversario, il Festival riprende il suo cammino con rinnovata attenzione ai bisogni di confronto e di condivisione culturale del nostro tempo.
Vent'anni fa Festivaletteratura riscopriva la città - nella sua articolata trama di piazze, palazzi e giardini - come meccanismo ideale per rimettere in moto il dialogo e incrociare i pensieri. Oggi che Mantova ospita a settembre una comunità che si estende ben oltre i suoi confini, la sfida è dare a ogni Festival nuovo alimento al dialogo, mantenendolo aperto, fresco, diretto e necessario come negli incontri delle prime edizioni, e cercando allo stesso tempo di farlo crescere. Insieme alla continua proposta di scrittori di valore spesso ancora poco noti al grande pubblico, già da tempo Festivaletteratura caratterizza il proprio programma attraverso progetti partecipati di lettura, ricerca e rielaborazione dei saperi, spazi per la promozione del talento, momenti di formazione confidenziale, che rappresentano un unicum nell’offerta dei festival letterari italiani.
La ventunesima edizione si mette una volta di più al servizio di questo sempre più sensibile desiderio di ascolto e di rifiuto delle semplificazioni, e lo fa dando vita a inediti esperimenti, impegnando gli autori in nuovi cimenti, reinventando spazi e tempi degli incontri.


IL FESTIVAL

Tra gli ospiti internazionali di maggiore richiamo vanno ricordati: Chimamanda Ngozi Adichie, scrittrice nigeriana divenuta punto di riferimento per la lotta contro il razzismo e per i diritti delle donne, lo statunitense George Saunders, la giallista Elizabeth George, il cinese Yu Hua, più volte candidato al Nobel e apprezzata firma del New Yorker, la scrittrice inglese per ragazzi Frances Hardinge, oltre ai ritorni di Arturo Pérez-Reverte, Richard Mason ed Elizabeth Strout, nomi che rappresentano solo alcuni dei punti verso i quali orientare la propria navigazione nel mare di Festivaletteratura 2017.
Una rotta ben distinguibile in questa edizione è quella che traccia le storie di chi ha perduto la propria terra: la condizione di profugo accomuna infatti molti degli autori stranieri presenti, tra i quali il libico Hisham Matar, premio Pulitzer 2017 per l’autobiografia; Kim Thúy, scrittrice naturalizzata canadese fuggita dal Vietnam nella stagione dei boat people; Madeleine Thien, figlia di esuli cambogiani; Tash Aw, giovane autore britannico di origini malesi. 
Le guerre di oggi e di ieri fanno da sfondo alle narrazioni di molti scrittori, come il pluripremiato autore angolano Josè Eduardo Agualusa, l’indonesiano Eka Kurniawan e il poeta ed esule siriano Faraj Bayrakdar. Le guerre dell’Occidente contro il terrorismo verranno rilette nel dialogo tra l’inglese Harry Parker e lo statunitense Brian Turner, reduci rispettivamente delle campagne in Afghanistan e in Iraq.
Al racconto della guerra e dell’esilio si accompagna una riflessione da diversi punti di vista sulle tensioni che stanno attraversando il mondo musulmano: Joby Warrick, giornalista del Washington Post e due volte premio Pulitzer, ripercorrerà la vicenda dell’ISIS, il politologo Olivier Roy cercherà di individuare i legami tra istanze sociali insoddisfatte delle seconde e terze generazioni di migranti e islamismo radicale, Fethi Benslama tenterà una lettura psicoanalitica della disposizione al sacrificio che anima decine di giovani musulmani, lo scrittore tunisino Shukri al-Mabkhout tornerà sulle speranze tradite della stagione delle primavere arabe. Un confronto tra società arabe e occidentali a partire dai valori e dai diritti sanciti dalle carte costituzionali verrà poi condotto da Valerio Onida, da padre Ignazio De Francesco della Comunità di Monte Sole e da Yassine Lafram.

Il centenario della Rivoluzione d'Ottobre sarà l’occasione per indagare il rapporto incendiario tra letteratura e rivoluzioni: Che fare? si propone come un percorso in tre tappe per rileggere alcuni dei libri che hanno scatenato rivolte e sommovimenti sociali. In tre incontri affidati ad Alessandro Portelli (La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe), Marcello Flores (I diritti dell'uomo di Thomas Paine) e Gian Enrico Rusconi (Mein Kampf di Adolf Hitler), si indagherà come le parole abbiano spinto ad armare la mano in diversi momenti della nostra storia. Ai memoir, romanzi e diari che hanno testimoniato in diretta la rivoluzione russa sarà dedicato uno speciale condotto da Marcello Flores. Sul tema delle guerre civili va rimarcata la presenza al Festival di uno dei più importanti storici contemporanei: David Armitage. Piotr M. A. Cywiński, direttore del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau, s’interrogherà su come trasmettere alle generazioni future la memoria dei campi di sterminio. A una delle icone del Novecento rivoluzionario, Fidel Castro, sarà dedicato l’incontro tra Ignacio Ramonet e Francisco López Sacha.

Nato per scoprire le relazioni profonde tra le culture linguistiche che attraversano l’Europa, il progetto del Vocabolario Europeo, arriva finalmente a compimento. Curato da Giuseppe Antonelli e Matteo Motolese, il volume sarà distribuito gratuitamente durante i giorni del Festival. Per accompagnare la pubblicazione del Vocabolario europeo, un nuovo e partecipato vocabolario adottivo verrà compilato grazie ai contributi spontanei del pubblico, per mostrare come parole, memorie e storie europee appartengano ormai all’esperienza comune di ognuno di noi. Nel programma del Festival, oltre agli incontri dedicati agli ultimi lemmi portati da Fernando Aramburu, Velibor Čolić, Nicola Gardini, Laurent Gaudé, Mercedes Lauenstein, Lars Mytting e Olja Savičević, si terrà un momento conclusivo di discussione su parole d’autore e parole adottive che vedrà coinvolti – oltre ad Antonelli e Motolese – Diego Marani ed altri autori.
Mai la “questione europea” è stata così presente a Festivaletteratura: scrittori come Martin Pollack, Jan Brokken, Velibor Čolić raccontano di un’Europa in cui i confini nazionali si fanno permeabili e le memorie, i dolori, le grandi avventure intellettuali riescono a parlare diverse lingue. Alle illusioni e alle ferite ancora aperte del Novecento tornano in molti per tentare di interpretare il presente: così Jachina Guzel’ agli anni del terrore staliniano, Clemens Meyer all’”età dell’oro” della DDR, Fernando Aramburu alla stagione più cruenta del terrorismo basco; Anthony Cartwright e Jonathan Lee al decennio Thatcher. Uno sguardo disincantato, acuto, programmaticamente estraneo ai nazionalismi, caratterizza invece le più giovani generazioni di scrittori europei, rappresentate al Festival da autori come Jonas Hassen Khemiri, Olja Savičević e Mercedes Lauenstein.

Se i confini geografici sono valicabili, ancor più lo sono quelli che convenzionalmente delimitano i generi letterari: gli scrittori di questa edizione si dimostrano tra i più propensi a muoversi liberamente tra canoni, forme e registri espressivi. Jan Brokken, Artemis Cooper e Helena Janeczek, con intenti diversi, conferiscono ritmo romanzesco al consumato genere delle vite di uomini (e di donne) illustri, Helen Phillips e Ayelet Gundar-Goshen trasferiscono il romanzo psicologico nei territori del giallo, Lars Mytting inventa una sorta di noir forestale, Olja Savičević adotta il western per raccontare la Croazia dopo la guerra civile, Melania Mazzucco usa il romanzo come strumento di denuncia e di indagine sociale, Davide Enia incardina un racconto familiare in una struttura apparentemente documentaristica, Jonas Hassen Khemiri gioca sulla moltiplicazione dei punti di vista per parlare di un tema di bruciante attualità come l’immigrazione.

Il trasferimento delle storie personali in uno spazio più proprio della finzione letteraria è un altro dei fili rossi che uniscono i narratori presenti a Festivaletteratura 2017: lo si ritrova nella saga familiare in pochi metri quadrati di Christophe Boltanski, nell’elaborazione del lutto di Marianne Leone, nei diari a fumetti di Gusti e Nicoz Balboa e in autori come Teresa Ciabatti, Michele Mari e Alberto Rollo. Negli scrittori italiani i racconti familiari tendono a tramutarsi in racconti di città – la Milano di Alberto Rollo e Gaia Manzini, la Bologna di Francesca Capossele, la Roma di Luca Giachi e la Napoli di Domenico Starnone – fino a divenire ritratti urbani legati alla memoria storica (la Trieste di Mauro Covacich) o intima (la Venezia di Andrea Molesini). Uno sguardo verso il territorio che si perde al di fuori degli agglomerati urbani accomuna invece i racconti abruzzesi di Donatella Di Pietrantonio, gli spopolati bar padani di Diego Marani, la riflessione “paesologica” di Franco Arminio, tanto quanto l'isolamento montano dei personaggi di Paolo Cognetti, Claudio Morandini, Arno Camenisch.

La voce delle donne si riconferma potentissima: se Chimamanda Ngozi Adichie è senza dubbio la figura più emblematica, di non minore forza vanno considerate le presenze di Naomi Alderman, americana cresciuta in una comunità ebrea ortodossa, e della ghanese Yaa Gyasi, che offre una rilettura dell’imperialismo coloniale attraverso gli occhi delle donne, e ancora, passando al programma ragazzi, quelle di Jennifer Niven e Nina LaCour o di Francesca Cavallo ed Elena Favilli, la cui galleria di rebel girls è divenuta un caso editoriale internazionale. Una vita femminile totalmente fuori dall’ordinario e irriducibilmente anarchica è quella di Gertrude Stein, ricordata nell'omaggio che le verrà attribuito da Laura Lepetit, Giulia Niccolai e Barbara Lanati insieme ad Anna Nogara, in occasione della riedizione della sua Autobiografia di tutti. 

E ancora alle donne sarà dedicata la serie dei Processi, la riapertura di storici casi giudiziari attraverso documenti archivistici, inserita a programma in continuità con le iniziative di public history. Storici, archivisti e narratori – tra i quali Federica Ambrosini, Danilo Craveia, Diego De Silva, Michele Di Sivo, Andrea Molesini, Elisabetta Mori, Manola Ida Venzo – rivestiranno i ruoli di procuratori e avvocati difensori in casi passati di grande clamore che hanno visto donne salire sul banco degli imputati. Le vicende di streghe come Giovanna Monduro, di eretiche come Isabella della Frattina, di parricide come Beatrice Cenci, di sedotte e abbandonate come Lidia Cirillo, ci restituiscono la storia di un’identità femminile messa costantemente sotto processo.

Non mancherà lo spazio riservato agli appassionati di giallo: Elizabeth George, vero pezzo da novanta della letteratura del brivido, sarà una delle protagoniste più attese di questa edizione. A lei si affiancano Patrick Manoukian (autore, con lo pseudonimo di Ian Manook, delle indagini del commissario Yeruldelgger) e, tra gli italiani, Loriano Macchiavelli e Carlo Lucarelli, che celebrano il ritorno dei loro investigatori Sarti e De Luca; Mirko Zliahy, autore della fortunata serie di gialli-splatter con protagonista il commissario Mancini; Marcello Fois e Maurizio De Giovanni.

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