"Fiori sopra l'inferno", l'esordio da record di Ilaria Tuti
“(…) La solitudine avvolgeva Teresa come un abito troppo
stretto, un corsetto d’altri tempi, che in pubblico faceva raddrizzare la
schiena ma nell’intimo rubava il respiro.
Aveva imparato a curarla come faceva un antidoto con il
veleno: la assorbiva a piccole dosi, ogni giorno. Non si sottraeva, non cercava
diversivi: restava ferma e si faceva mordere. Così l’anima aveva imparato a
produrre gli anticorpi e aveva smesso di morirne”.
Teresa Battaglia è un
commissario di polizia preparatissimo, un eccellente profiler ma dai modi
bruschi. Ha sessant’anni, è diabetica, non è per nulla avvenente e soffre in
segreto per una malattia degenerativa. E’ a lei che vengono affidate le
indagini di una serie di omicidi e mutilazioni che stanno sconvolgendo la
popolazione di Travenì, un piccolo paesino nelle Dolomiti. Ad affiancarla
arriva il giovane ispettore Massimo
Marini che, troppo rigido e compassato, entra subito in conflitto con il
carattere fin troppo diretto, ai limiti della scortesia, del suo superiore.
Sono loro che daranno la caccia a un anomalo serial killer, è il loro intuito
che dovrà salvare un neonato rapito dal mostro.
Fa leva sui nostri
incubi peggiori Fiori sopra l’inferno
(Longanesi, collana La Gaja Scienza), il sorprendente esordio di Ilaria Tuti –
definita da Donato Carrisi “la nuova promessa del thriller italiano” –, uno dei
maggiori successi alla Fiera del Libro di Francoforte 2017 che verrà pubblicato
in Francia, Germania, Spagna e altri dieci Paesi. In Inghilterra sono già stati
acquistati i diritti mondiali per le traduzioni in lingua inglese.
È un libro che lascia
il lettore senza fiato, infondendogli un senso di inquietudine che, dalle prime
pagine, lo accompagnerà fino all’epilogo. Due i piani temporali – il 1978 e i
giorni nostri – che si intersecano portando alla luce una storia
raccapricciante nella quale prevalgono orrore e follia.
Nel 1978 in un
orfanotrofio austriaco un medico senza scrupoli porta avanti un esperimento
efferato: i bambini ospitati nella struttura, pur essendo nutriti, vengono privati
di ogni tipo di affetto con conseguenze devastanti. Il punto di partenza è
costituito dagli studi psicologici del dottor René Spitz. Solo un piccolo, il
maschio Alpha, dimostrerà un incredibile attaccamento alla vita nonostante il
contesto proibitivo e soffocante nel quale sta crescendo.
Nell’attualità c’è un
folle che, quando non uccide le vittime, “ruba” loro organi di senso: il suo
modus operandi non trova riscontro nella letteratura scientifica, un dato questo
che, insieme a un’ostinata diffidenza dei cittadini di Travenì, mette a dura
prova il lavoro della polizia.
Fiori
sopra l’inferno – il titolo viene da un haiku del poeta giapponese
Kobayashi Issa: “Non scordare: noi camminiamo sopra l’inferno, guardando i
fiori” – coinvolge il lettore sconvolgendolo con una storia forte di sangue e
anaffettività. E’ nelle ultime cento pagine (in tutto sono 366) che Fiori sopra l’inferno cambia verso
arricchendosi di nozioni di psicologia e analisi comportamentali che devono
giustificare atteggiamenti sulle prime in netto contrasto con temperamenti
illogici e aggressivi. Diventa, quindi, un complesso thriller psicologico che,
all’iniziale scia di sangue, fa seguire una storia toccante nella quale
l’amore, il prendersi cura e l’affetto incondizionato provano a invertire una
trama dal finale – in apparenza – già scritto.
La caratterizzazione
dei personaggi è impeccabile, su tutti Teresa Battaglia, funzionario di polizia
donna che però non ha nessuno degli stereotipi con i quali sarebbe stato
semplice descriverla: non ha un fisico da top model, non è una gattamorta, è
semplicemente una donna come tante, problematica e con un passato doloroso alle
spalle, che ama il suo lavoro e prova a farsi spazio in un mondo di uomini. Ma il
segreto del successo dell’esordio di Ilaria Tuti è probabilmente anche
nell’aver saputo osare presentando una storia complessa, indimenticabile, che
scuote il lettore.
L’autrice vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Da
ragazzina voleva fare la
fotografa, ma ha studiato Economia. Ama il mare, ma vive in montagna. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Ama i romanzi di Donato Carrisi. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica.
fotografa, ma ha studiato Economia. Ama il mare, ma vive in montagna. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Ama i romanzi di Donato Carrisi. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica.
Rossella Montemurro