Sara Rattaro e gli "Uomini che restano" tra amicizie e tradimenti. L'autrice racconta il suo nuovo romanzo
“Chissà se sono le
persone a essere sbagliate o solo i loro tempi”.
Le prime pagine di Uomini
che restano (Sperling & Kupfer) di Sara Rattaro sono un pugno allo
stomaco: Lorenzo confessa a Fosca di non amarla più e lo fa subito dopo essere
rientrato, il giorno del suo compleanno, inconsapevole che in casa lo stanno
aspettando gli amici pronti a festeggiarlo. Fosca potremmo essere tutte noi e
quel che lei prova lo avvertiamo sulla pelle, dentro, ci fa star male. Ed è
solo l’inizio.
Sara Rattaro è
riuscita ancora una volta a dar voce alle emozioni, ai sentimenti e ad
intrecciare una storia nella quale l’amore si rincorre, si sfiora, ci si illude
di averlo trovato ma è come se tutti fossero fuori sincrono.
Fosca, quarantenne,
ha appena preso consapevolezza di anni di matrimonio contrassegnati da non
detti e finzioni. Valeria, sua coetanea, scopre, contemporaneamente, un tumore
e il tradimento del marito. Le due donne si incontrano per caso sul tetto di un
palazzo a Genova (città dell’autrice che, in questo romanzo, ha un ruolo di
primo piano): Fosca è fuggita da Milano a casa dei genitori, Valeria abita lì.
Fosca inizia a parlare, racconta a Valeria il dolore sordo che prova dopo
essere stata lasciata dal marito. Valeria la ascolta, è bella nel suo caschetto
sbarazzino, nasconde bene il dramma che sta vivendo, quei due modi di provare
angoscia – è più difficile affrontare un tumore o un tradimento?
La Rattaro narra
una storia in cui l’amicizia, l’amore, il tradimento e la malattia sono il
collante tra Valeria e Fosca, tanto diverse quanto simili nell’affrontare
cambiamenti drastici e nel trovare la forza per andare avanti. Attorno a loro
ci sono le figure dei genitori – ciascuno cerca di proteggere il proprio figlio
nel modo che reputa più giusto anche se non è detto che lo sia - e quelle degli
amici, alcuni fin troppo invischiati con passioni del passato che non si sono
mai davvero spente.
In Uomini che
restano sono messe a nudo le emozioni più profonde: tutto il male che fa il
vuoto abissale di un tradimento – e gli interrogativi, quell’ossessivo
ripensare a quelli che potevano essere i “segnali”, il colpevolizzarsi… -, la
paura dopo la scoperta di avere un tumore, la nostalgia di dover amare per anni
una persona senza essere corrisposti, il disagio di non riuscire a esternare il
proprio orientamento sessuale. Le apparenze ci salvano, dilazionano il momento
della verità. E sono le apparenze quelle di cui vivono gli uomini che stanno
accanto a Valeria e Fosca, fino a quando qualcosa si spezza e la realtà irrompe
con prepotenza nelle loro vite. Eppure, alla fine, gli uomini che restano
daranno una grande prova di coraggio. Nonostante tutto.
Lo stile della
Rattaro rimane sempre delicato ed elegante malgrado un ritmo – emotivo – davvero
incalzante. Arrivare all’ultima pagina significa appropriarsi di una percezione
diversa della vita. Nonostante tutto, appunto.
L'INTERVISTA
Come
è nata la trama di Uomini che restano?
“Ho incrociato due storie
che sono entrate nella mia vita in tempi diversi. Avevo solo bisogno di un
punto di contatto. L’ho trovato in Genova e nella solidarietà che si crea tra
Fosca e Valeria”.
L’incipit del suo romanzo rimane impresso a
lungo. Come le è venuto in mente?
“Mi piace disegnare
incipit forti, che lasciano senza fiato e ti immergono in una storia che ha
tanto da raccontare. È una delle paure di ognuno di noi, sapere che qualcuno
possa ascoltare qualcosa di nostro molto intimo”.
Come ha fatto a rendere così autentici i
percorsi umani e sentimentali di Fosca e Valeria?
“Ho semplicemente
raccontato due donne normali. Fosca e Valeria potrei essere io. Basta chiedersi
“che cosa farei se mi trovassi in quella situazione?”. Certo, bisogna
rispondere in modo sincero”.
Premettendo
che un tradimento è comunque qualcosa di squallido, deplorevole e doloroso per
chi lo subisce, scoprire di essere tradite con un gay potrebbe, forse, essere
ridimensionato perché con un gay non potremmo “competere”. Eppure per Fosca si
tratta di una rivelazione ancora più dolorosa: ha voluto estremizzare la sua
reazione?
“Estremizzare no.
Scoprire che tuo marito è omossessuale è una situazione imprevedibile ed
estrema. Non metti in discussione solo un tradimento o una mancanza di rispetto
momentanea, ti chiedi se c’è qualcosa di autentico in tutto quello che avete
vissuto insieme”.
Perché ha preferito un finale
sostanzialmente aperto per il suo romanzo?
“È abbastanza nel
mio stile. Non credo che le storie debbano essere chiuse completamente.
Possiamo lasciare spazio all’immaginazione per sognare che le cose vadano nella
direzione che desideriamo”.
Uomini
che restano ha una voce fuori campo dalla quale emerge un legame forte con
Genova. È la voce di Sara Rattaro?
“No, è proprio la
voce della mia città. Ci sono voluti otto romanzi per vederla protagonista delle
mie storie. Questo era il momento giusto. Era pronta”.
Sara Rattaro è nata a Genova. Laureata in Biologia e in
Scienze della Comunicazione, ha lavorato come informatore farmaceutico prima di
dedicarsi completamente alla sua grande passione, la scrittura. È autrice di
romanzi accolti con grande successo da librai, lettori e critica, e tradotti in
nove lingue: Sulla sedia sbagliata, Un uso qualunque di te, Non
volare via (Premio Città di Rieti 2014), Niente è come te (Premio
Bancarella 2015), Splendi più che puoi (Premio Rapallo Carige 2016), L’amore
addosso e Il cacciatore di sogni, il suo primo libro per ragazzi.
È docente di Scrittura creativa presso l’Università degli studi di Genova.
Rossella Montemurro