"Più veloce dell'ombra", il mondo sottosopra molto poco politically correct della piccola Alessandra
Ha dieci anni, una mamma
e un papà che sembrano i protagonisti di due telefilm (Charlie's Angel e Magnum
P.I.), uno spirito critico molto sviluppato e una fame insaziabile. Alessandra
è in sovrappeso e ogni tanto è vittima di tic terribili che la rendono oggetto
di scherno da parte dei coetanei, feroci come solo a quell'età sanno essere. Ha
un'intelligenza fervida che le fa scrivere temi bellissimi (che per i
pregiudizi dell'insegnante sono stati sicuramente copiati). Ale si innamora
perdutamente di una sua compagna di scuola, Elena...
Ale non c'entra proprio
niente con i genitori che somigliano a star della tv, il papà neo direttore (è
colpa sua se sono stati costretti a trasferirsi da Roma a Torino) e la mamma
con un sorriso Durbans sempre pronto a conquistare, maniaca della forma
fisica, ossessionata dal fitness e guru della Weight Watchers. Non c'entra
niente perché per lei il peso non è un problema e il cibo è l'unico rimedio per
tenere a bada i "cavalli" - quei tic devastanti che la assalgono nei
momenti meno opportuni. Lei mangia per riempire i vuoti affettivi, spende cifre
spropositate al ristorante rubando soldi alla nonna. Eppure è tenera nelle sue
strategie di sopravvivenza: impossibile – da lettori - giudicarla o
redarguirla.
Il mondo sottosopra di
Alessandra, ambientato negli anni Ottanta ricostruiti alla perfezione - tra
paninari, griffe, diete affamanti, aerobica di Jane Fonda - è il protagonista
di un libro rivelazione, Più veloce dell'ombra (Fandango) di Federica Tuzi.
Si ride molto (una rarità,
di questi tempi in cui la narrativa sembra appiattita nel dar voce solo alle
inquietudini) della totale assenza del politically correct – il primo giorno di
scuola, in prima media, il bidello la scambia per la supplente, a causa della
sua mole -, della situazione paradossale di questa bambina in apparenza
impermeabile alle critiche e in grado di trovare una forza pazzesca per non
soccombere agli stereotipi della società. Le critiche, i rimproveri sembrano
scivolarle addosso, complici anche quei pochi adulti, non appartenenti al suo
nucleo familiare, che, senza pregiudizi, le permettono di vivere, sbagliare e,
tuttavia, andare avanti senza soffocarla con limitazioni e divieti. L’arrivo in
famiglia di un cucciolo, Frida, aiuterà Ale a crescere.
Nata a Flint Michigan
(USA) nel 1973, Federica Tuzi è un’artista polivalente: ha scritto per Fox Cult
la serie tv Santiago. Anche le lesbiche sono pellegrine, e diretto il
lungometraggio Viaggio d’inverno con Remo Remotti. Il suo primo romanzo Non
ci lasceremo mai, uscito nel 2010, ha vinto il premio John
Fante come miglior opera prima.
Rossella
Montemurro