Francesco Muzzopappa racconta la sua "Heidi" persa nel kitsch dei reality
“Davanti alla sala dei
provini c’è già una fila interminabile di gente pronta a esibirsi. Volendo – e
la gente vuole – si potrebbe andare avanti all’infinito, infrangendo la
barriera mentale delle otto ore di lavoro e toccando le sedici, le
ventiquattro, anche le centottanta.
E la fila non sarebbe più
corta di un centimetro.
Oggi purtroppo hanno
distribuito ai provinanti un solo cucchiaio di materia grigia, nemmeno troppo
pieno, ed è stato difficile selezionare gente con capacità sopra la norma: vedo
la mamma di dieci gemelli, la donna meno tatuata del mondo, i gemelli siamesi
uniti per il naso, il narcotrafficante dal volto umano, il cosplayer di Putin e
un uomo abbigliato come Noè, impegnato in un esperimento sociale chiamato ARCA che
consiste nel reperire un esemplare di ogni specie animale. Purtroppo, essendo allergico
ai gatti, l’esperimento è destinato a fallire”.
Chiara Lombroso è una
trentacinquenne milanese direttrice di casting in Videogramma, un’azienda al
cui vertice si è da poco insediato un uomo senza scrupoli, definito lo Yeti,
per il quale conta solo il profitto. Ogni giorno, per un’infinita quantità di
ore, Chiara passa in rassegna i personaggi più strani: il bimbo indiano di
quattrocentododici chili protagonista in India delle pubblicità dei tacos
Wallabilly, un babbo natale androgino conciato come Marilyn Manson, fasciato in
una tutina di latex rosso sangue, l’addomesticatore di pulci della frutta...
È lei che deve smistarli
per i vari programmi (Malattie imbarazzanti, Italia’s got talent, Tú sí que
vales, Hotel da incubo…), reality collaudati che però hanno perso il loro
appeal: per questo lo Yeti le chiede di ideare in pochissimo tempo – pena il
licenziamento - un nuovo format che
possa risollevare le sorti di Videogramma. Contemporaneamente, la casa di cura
nel quale è ricoverato il papà di Chiara, Massimo Lombroso - ex penna critica e
caustica del Corriere della sera – affetto da demenza senile, lo rimanda a casa
per comportamenti violenti nei confronti del personale e degli altri ospiti e
lei è costretta a tenerlo con sé entrando in contatto con il suo mondo
personalissimo, un mondo calibrato perennemente sul cartone animato di Heidi.
La stessa Chiara per il papà è Heidi e non mancano Clara, Nebbia, la signorina
Rottermeier e, ovviamente Peter. Quest’ultimo è Thomas - come Thomas McCandless
di Capitol - il ragazzo che lo aiuta in casa quando Chiara è al lavoro e che ha nei
confronti di quest'ultima un atteggiamento affettuoso e protettivo.
Heidi
(Fazi editore) di Francesco Muzzopappa è una storia in bilico tra reality e
realtà e, pagina dopo pagina ,quasi non si fa più caso se si tratti di fiction o
di vita vera. Anche il lettore, insomma, avverte la confusione di Chiara che è
immersa ventiquattr’ore al giorno in format paradossali: perfino quando torna a
casa, nell’immaginario bucolico del padre il suo è un ruolo da protagonista in
un cartone animato.
Muzzopappa non si è
limitato a descrivere con un'irresistibile vena comica ma ha aggiunto una
malinconia di fondo che ha reso i protagonisti più umani: non sono semplici
macchiette, diventano umani e tutti noi riusciamo a immedesimarci – sempre con
il sorriso, appena un po’ più sfumato.
Come
è nata la trama di Heidi?
“Cucendo insieme la
storia del recupero di un rapporto famigliare con il mio punto di vista
piuttosto disincantato sull’attuale situazione televisiva”.
Emerge
una preparazione non indifferente sul controverso mondo dei reality. Ha dovuto
guardarli solo per scrivere il romanzo o è un genere di programmi che la
appassiona?
“Resto ipnotizzato
davanti ad alcuni programmi dei canali dal 30 in poi. Più che altro perché
davvero ti chiedi ormai se c’è un limite o il limite è l’impatto contro il
muro. Amo il kitsch perché c’è un’ambizione artistica. Ma in tv ultimamente si
espone molto trash, che è il cattivo gusto fine a se stesso. Dio solo sa quanto
bisogno avremmo, nel momento socio-culturale che stiamo attraversando, di
modelli positivi. E se ne vedono pochi, ultimamente, in tv. Potrei spegnere il
televisore, è vero, ma è in casa, l’ho comprato, m’è costato tanti soldi”.
I
ritmi lavorativi portati all’esasperazione sono un’altra costante di Heidi che
si possono riassumere in alcune riflessioni di Chiara, la protagonista: “Sono
stanca di uscire di casa col buio, rientrare col buio e lavorare h24”. Ancora:
“A Milano si lavora sempre. Un’assenza è giustificabile solo in caso di morte,
e anche in quel caso è probabile che te la facciano pesare”. “Qui il tempo è
denaro, il denaro è vita e la vita è lavoro”. La frenesia milanese che descrive
– e in parte prende in giro - fa parte della sua esperienza personale?
“La vita milanese offre
molti spunti. C’è questa strana sovrapposizione tra vita e lavoro che porta la
gente (per forza o per volere) a dipendere dal telefono, dalle mail aziendali,
dalle conference su Skype anche oltre le 18 e, quel che è peggio, durante il
weekend. Io con il tempo mi sono liberato da questo fardello, ma è un passaggio
rischioso, che a molti costa anche l’impiego. Lavorare otto ore, in alcune
aziende, è sinonimo di pigrizia”.
Qual
è il personaggio di Heidi che le è più caro?
“Massimo. Spero di averlo
descritto con tutta l’umanità che merita”.
A
differenza dei suoi romanzi precedenti, nei quali si rideva “di pancia”, in
Heidi, pur non mancando l’ironia e le battute, i problemi quotidiani – ad
esempio la demenza senile di un padre, l’incubo della disoccupazione - hanno il
sopravvento. È così?
“Ogni volta che inizio a
scrivere mi armo della curiosità dell’esploratore: non so mai dove mi porterà.
Stavolta ho scavato molto e portato alla luce parecchie questioni sociali,
incastrandole tra loro e rendendole (mi auguro) verosimili, per quanto sempre e
comunque permeate da quel ritmo ironico che regalo sempre ai miei scritti. I
romanzi umoristici devono possedere quello spessore in più. Ci si augura sempre
che facciano riflettere, al di là della risata. Ed è ciò che mi auguro per
Heidi”.
Premio Massimo Troisi
2017 con il romanzo Dente per dente, Francesco
Muzzopappa è uno tra i più conosciuti e apprezzati copywriter italiani. Per la
categoria in cui eccelle, le pubblicità radiofoniche, ha vinto numerosi
riconoscimenti in Italia e all’estero. Sempre con Fazi Editore ha pubblicato
nel 2013 Una posizione scomoda e nel 2014
Affari di famiglia. Tutti i libri
sono stati tradotti in Francia dall’editore Autrement riscuotendo un grande
successo di critica e di pubblico. Heidi
è il suo quarto romanzo.
Rossella Montemurro