Con "Il rumore delle parole" torna in libreria a gennaio lo psichiatra Vittorino Andreoli
«Parole, soltanto parole,
faticosamente ripetute e combinate per metterle in ordine. È tempo invece che
si ritorni ai bisogni dell’uomo, a un’essenzialità che riporti al senso del
quotidiano.» Esce a gennaio il nuovo libro di Vittorino Andreoli Il rumore
delle parole. Elogio della vecchiaia (Rizzoli).
LA TRAMA
Al ventiduesimo piano di
un palazzo di periferia vive un vecchio solo. Non esce mai, non incontra
nessuno, nemmeno i figli o i nipoti lo vanno a trovare. Il mondo che sta là
fuori gli è estraneo, eppure lui sente che, pur non avendo più alcun ruolo
sociale, la sua esistenza ha ancora un senso. Del resto, che la vecchiaia
inizi a sessantacinque anni è una pura convenzione stabilita dalla società
fondata esclusivamente sul lavoro. Così si siede davanti al computer e, invece
di rompere la sua solitudine varcando la porta di casa diretto al bar o ai
giardinetti, apre la porta verso l’universo virtuale ed entra nella
rete. Ne conosce le potenzialità comunicative, e allora perché non
sfruttarle per condividere le sue riflessioni su alcune parole che hanno
riempito la sua esistenza? Democrazia, assurdità, bellezza e vecchiaia: sono
questi i termini attorno a cui costruisce quattro lezioni virtuali. Le sue sono
parole al vento o c’è qualcuno disposto ad ascoltarlo? Con un certo stupore il
vecchio scopre che il suo pubblico cresce lezione dopo lezione. Abbattuto il
muro che lo escludeva da qualsiasi relazione, si rende conto di avere di nuovo
una voce. Sa di essere fragile, ma è proprio la sua
fragilità a renderlo più umano. Nella dimensione del «noi» che emerge a poco a
poco, capisce che l’unica cosa che conta davvero è il presente e che «vivere
non è parlare, ma correre da chi ha bisogno». Parole vuote? Parole come
semplice rumore? Vittorino Andreoli mette in scena in queste sue nuove pagine
un teatro della verità a tratti autobiografico. Smaschera i pregiudizi del
nostro tempo, che considera la vecchiaia come l’età della vergogna.
Dimenticando che la fragilità del vecchio è la rappresentazione della
condizione umana, del significato stesso dell’uomo nel mondo.
L’AUTORE
Vittorino Andreoli è uno
dei maggiori psichiatri italiani. Le sue ultime opere di narrativa uscite per
Rizzoli sono: Requiem (2010), L’uomo senza identità (2015) e Il silenzio delle pietre (2018). Tra i
suoi saggi ricordiamo La gioia di
vivere (2016), La gioia di pensare (2017),
I principi della nuova psichiatria (2017)
e Homo stupidus stupidus (2018).