La lotta tra l'animale e il sentimentale nel nuovo libro di Francesco Piccolo



“(...) dormiente, pronto, c’è l’animale: in me, in Sandokan e in qualsiasi maschio sia esistito al mondo”.
Ogni volta che si legge Francesco Piccolo sembra di leggere le confidenze di un amico. Il suo stile è semplice ma molto evocativo, ironico, talvolta profondo. Le descrizioni di se stesso – del suo alter ego letterario - e delle psicologie umane sono sempre dettagliate, autentiche.
L’animale che mi porto dentro (Einaudi) è sostanzialmente un lungo racconto di relazioni nelle quali lottano (con risultati immaginabili…) l’animale e il sentimentale. Ci sono pagine che rendono l’idea più di qualsiasi altro esempio: un padre malato di Alzheimer che con la realtà ha perso qualsiasi contatto fuorché per un’ossessione, quella per il sesso. La badante, ogni notte, deve chiudersi a chiave e, addirittura per la figlia e la moglie diventa arduo dover resistere ai continui “assalti” dell’anziano. Piccolo la definisce una cosa imbarazzante e straordinaria insieme: “Ma la cosa straordinaria, a osservarla, è che la regressione di mio padre si sia fermata e concentrata lì. Che il suo istinto primordiale sia comunque il sesso, il desiderio. Che la sua malattia l’abbia portato (o riportato) in quel punto e solo in quello. E tutto il resto che aveva costruito come essere umano se n’è andato via, perfino l’amore per i suoi figli, perfino riconoscerli. Togliendo tutto, pian piano, anche dal suo sguardo, è rimasto solo quello. Mi sembra un racconto chiaro di questo animale che ci portiamo dentro e che viene tenuto a bada dalla razionalità, dall’evoluzione, dal rispetto per gli altri, dalle convenzioni sociali, dal senso civile, dal mettere in connessione molti stimoli culturali per cercare di capire cos’è, cosa sono i sentimenti, i limiti; ma è un tentativo di combattere quell’animale che sta in fondo, e se poi, addirittura, il cervello perde le sue facoltà razionali, l’animale viene fuori in maniera ossessiva, totale, in questo momento è l’unica occupazione, visto che ha sconfitto anche l’ossessione per le monetine o i dischi (…)”.
La formazione di un maschio contemporaneo, un codice dei maschi, il tentativo fallimentare di sfuggire alla legge del branco per poi arrendersi alla sua forza: c’è tutto questo nel nuovo romanzo di Piccolo insieme a tasselli sfiorati in gioventù puti cruciali di una singolare educazione sentimentale: Sandokan e Malizia insieme ai brufoli e alla scoperta del sesso.
“Se c'è qualcosa che mi dispiace molto, se ho un dolore fisico, se ho una scadenza, se devo risolvere un tarlo interiore, se ho dei dubbi, se ingrasso, se mi colpisce un lutto molto doloroso, se faccio un incidente per strada - ignoro; ignoro tutto. Vado avanti, non voglio intoppi. Continuo”.
Francesco Piccolo (1964) è scrittore e sceneggiatore. I suoi ultimi libri sono: La separazione del maschio, Momenti di trascurabile felicità, Il desiderio di essere come tutti (Premio Strega 2014), Momenti di trascurabile infelicità. Ha firmato, tra le altre, sceneggiature per Nanni Moretti (Il Caimano, Habemus Papam, Mia madre), Paolo Virzì (My name is Tanino, La prima cosa bella, Il capitale umano, Ella & John - The Leisure Seeker, Notti magiche), Francesca Archibugi (Il nome del figlio, Gli Sdraiati), Silvio Soldini (Agata e la tempesta, Giorni e nuvole). Ha sceneggiato la serie tv L'amica geniale, tratta dall'omonimo best seller dell'autrice Elena Ferrante. È stato autore di molti programmi televisivi come: Vieni via con me, Quello che (non) ho, Viva il 25 aprile e Falcone e Borsellino. Collabora con il Corriere della sera.

Rossella Montemurro

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