"Il mare privato": lo scempio delle coste italiane, il caso dei porti turistici in Liguria
Le coste italiane sono
infestate dal cemento per circa 3.300 km. Oltre metà dei nostri litorali sono
occupati ormai da centri urbani, ville e villette, da industrie, porti e
infrastrutture. Nella fascia compresa entro i 300 metri dal mare quasi un
quarto del suolo è irreversibilmente consumato (Ispra 2018). “Il mare privato”
(Altreconomia) - curato dal blogger e scrittore Fabio Balocco - va a riempire una grave lacuna
nel campo della “letteratura dei beni comuni”: quasi nessuno, con la ragguardevole
eccezione di Antonio Cederna, si era infatti occupato fino ad oggi della
problematica dei porti turistici o “porticcioli” (così impropriamente definiti,
visto che a volte si parla di 1.500 posti barca).
Un porto turistico
significa, infatti, nella maggior parte dei casi l'eliminazione di una spiaggia
o comunque di un litorale, l'occupazione di una più o meno vasta porzione di
mare per far posto agli ormeggi e ai loro servizi, spesso una colata di cemento
sul fronte porto. Oltre alla "privatizzazione" della costa e del
consumo di suolo, ci sono poi da mettere sul piatto anche le conseguenze
sull’ambiente marino: l'inquinamento, la distruzione dei fondali, l'alterazione
del moto ondoso con relativi riflessi sul resto della costa. In particolare
sono rilevanti i danni alle praterie di Posidonia Oceanica, vegetale la cui
scomparsa - causata dalla costruzione di porticcioli e dall’anomala dinamica
dei sedimenti sotto costa - destabilizza ancor più i fondali sabbiosi e riduce
la pescosità del mare.
Un fenomeno imponente,
quindi, colpevolmente trascurato. Il focus del libro è sulla Liguria, regione
regina del diporto con oltre 23.700 posti barca (un sesto dei posti
barca in un ventiduesimo del totale delle coste italiane). È il
decreto 509/1997 che definisce la procedura per la concessione ai privati e la
realizzazione dei porticcioli, rendendo in sostanza privati beni pubblici a
favore di una ristretta minoranza di persone. Ma la sostanza del libro si può
tranquillamente applicare a tutta l'Italia, dal Friuli a Fiumicino. I
porticcioli, in sintesi, hanno l’impatto di una grande opera e scarsi vantaggi
in termini di indotto e di occupazione.
Il libro fa la storia dei
porti turistici in Liguria, spiega perché sono i cavalli di Troia che aprono la
strada ad altre speculazioni, come residenze di lusso, parcheggi, aree
commerciali e riporta la normativa in materia a livello nazionale e regionale
che ha permesso ai porticcioli di proliferare. Giampietro Filippi, geologo,
descrive nel dettaglio l’impatto, spesso devastante, dei porticcioli sulle
coste, le spiagge e l'ambiente costiero. Riporta le storie di alcuni porti che
si sono realizzati o che si stanno ancora realizzando. Si svelano infine le connessioni
tra porticcioli e criminalità organizzata in Liguria, come accertato dalle
sentenze della Cassazione.
Un’opera dedicata a chi
ha a cuore la tutela della bellezza del nostro Paese e alle comunità che
“resistono”: l’impegno dei comuni cittadini, che difendono ancora le loro
spiagge e il loro mare, è una luce in questo quadro a tinte fosche. Sono
infatti numerosi gli esempi che danno conto dell'opposizione verso alcune
opere: l'incredibile storia di Ospedaletti (IM); la strenua difesa da
parte dei comitati di cittadini del faraglione della Margonara (SV).
Con la prefazione
dell’urbanista Paolo Berdini e gli importanti contributi di altri attivisti e
giornalisti: Sebastiano Venneri, membro della Segreteria Nazionale di
Legambiente allarga lo sguardo sulle coste italiche, Marco Piombo, già delegato
WWF Liguria, mette in fila le “osservazioni” dell'associazione sui progetti dei
porticcioli, Franco Zunino, presidente di ARCI della Provincia di Savona
racconta la battaglia sulla Margonara e Franca Guelfi, insegnante e
coordinatrice di Vivere Vado fa il punto sulla vicenda della piattaforma
Maersk. Massimo Acanfora, giornalista di Altreconomia tira le somme su
infiltrazioni criminali e altri casi liguri.
L'autore
Fabio Balocco (Savona,
1953) è ambientalista, avvocato, blogger per Il Fatto Quotidiano e scrittore in
campo ambientale e sociale. È autore, fra l’altro, di “Poveri. Voci
dell’indigenza, l’esempio di Torino” (Neos ed.) “Lontano da Farinetti. Storie
di Langhe e dintorni” (Il Babi Editore) e - con altri autori - di “Torino:
oltre le apparenze”(Arianna ed.), “Verde clandestino” (Neos ed.) e “Loro e Noi”
(Neos ed.).
La prefazione è
di Paolo Berdini, urbanista che negli ultimi anni si è occupato della
lotta al consumo di suolo. È stato assessore all’Urbanistica del Comune di Roma
nel 2016 con la giunta Raggi, prima di dimettersi a febbraio 2017. Ha
pubblicato: “La città in vendita” (2008); “Breve storia dell’abuso edilizio in
Italia” (2010); “Le città fallite” (2014) (Donzelli editore). Ha inoltre
collaborato con Italo Insolera all’aggiornamento del fondamentale studio “Roma
moderna” (Einaudi, 2011).