"Le stelle di Capo Gelsomino" di Elvira Serra, tre generazioni di donne in un romanzo intenso e delicato sulle sfumature della maternità
“(…) Tutti noi abbiamo qualche ferita, molto profonda, troppo privata, che dobbiamo curare da soli, non può farlo un altro al posto nostro. È una nostra responsabilità”.
Delicato, intenso,
tenero. Materno, con tutte le sfumature che questo aggettivo ha con sé: Le stelle di Capo Gelsomino (Solferino)
di Elvira Serra è un viaggio senza ritorno tra le declinazioni della
maternità.
Tre generazioni di donne
(la nonna Lulù, la madre Marianna e la figlia Chiara) legate indissolubilmente eppure
così distanti: Lulù, ostetrica forte e tenace – ma anche tremendamente fragile
– e sua figlia Marianna anziché essere due calamite che si attraggono, sono due
poli opposti che si respingono. Il lato selvaggio, quasi animalesco e unico del
complesso rapporto madre-figlio tra loro non scatta: Marianna e Lulù sono (dis)unite
in modo strano, sdrucciolevole, sbilanciato.
Lulù e Chiara, invece,
sono complici nelle estati piene di scoperte e avventure trascorse in Sardegna.
La nonna prova un affetto smisurato per quella nipotina che porta vita e
scompiglio nella sua quotidianità venendo ricambiata da un amore
incondizionato che la figlia non ha saputo o voluto darle.
Eppure, anche per Chiara è
impossibile non accorgersi del divario, dei contrasti mai sopiti tra Lulù e
Marianna – adolescente chiusa e testarda, al limite dell’anaffettività nei
confronti dei genitori, diventata ginecologa per dimostrare alla madre di
essere in grado, in qualche modo, di superarla – ed è per questo che, quando
conosce qual è il segreto che unisce e, insieme, divide, madre e figlia, rimane
disorientata. Si ritrova a mettere in discussione il suo rapporto con la nonna
e a rivalutare il legame con Marianna.
“Un figlio aiuta: è carne
della tua carne, è la prova che puoi cambiare ancora, puoi migliorare. La vita
ti offre una seconda possibilità e ha il volto di tua figlia, le sue gambe, un
futuro da costruire. È stato così, per Marianna. Un nuovo inizio”.
Elvira Serra, con una
trama toccante e coinvolgente (ha mescolato realtà e finzione "attingendo a ricordi sgangherati"), è andata al cuore dei sentimenti esplorando con
pudore quei rapporti primordiali, raccontando una storia d’altri tempi eppure
attualissima in cui il destino si intestardisce, sparigliando percorsi già
tracciati.
Le tre donne sono
descritte in maniera nitida dal punto di vista emozionale, ognuna con la
propria ferita che chissà se potrà mai rimarginarsi. Sullo sfondo, gli scorci
mozzafiato di Capo Gelsomino (una località immaginaria della Sardegna) che
caratterizzano le interminabili estati di Lulù e Chiara.
L’autrice, sarda di
Nuoro, ha vissuto a Cagliari, Pescara e Roma prima di arrivare a Milano, nel
1999, per il Corriere della Sera, dove scrive di cronaca e costume. Ha
pubblicato L’Altra. Storia di un’amante
(Mondadori) e Il vento non lo puoi
fermare (Rizzoli).
Rossella
Montemurro