C'era - e
forse c’è ancora - una scuola in cui i bambini erano un po’
immobilizzati: quella con i banchi - appunto - come la protesi
dell'autoritarismo pedagogico imperante. Venne Maria Montessori e
introdusse una rivoluzione: le scuole divennero Case dei Bambini, a loro
misura. Via i banchi! Solo tavolini con sedioline e libertà di movimento.
Questa impostazione pedagogica si muoveva con equilibrio tra libertà (non
però permissivismo senza regole) e autorità (mai autoritarismo
oppressivo): dunque vi era certo la necessità di liberare il bambino
dalla tirannia dell'adulto (in un mondo che era e oggi rimane
prevalentemente adultista e adultocentrico), ma anche la necessità di
un'autorità non asservitrice ma liberatrice, il meno intrusiva possibile,
ma non assente. Alla base di questa concezione pedagogica vi era una
spiritualità cristiana, vicina alle correnti cattoliche novatrici e
modernistiche del primo ‘900. Non si negava il peccato originale - ovvero
una natura umana “corrotta” -, ma non lo si vedeva nei capricci del
bambino. Il peccato originale, il male, stava - per la Montessori -
proprio della tirannia dell'adulto, che soffoca tanto il bambino da
costringerlo, talvolta, a risposte irritate. Due, allora, gli errori da
evitare: non vedere il male nei vissuti del bambino; ma non negare il
male (cioè il peccato originale) nel comportamento umano, perché tanto
male gli esseri umani (adulti) facevano e fanno al bambino. La via di
salvezza, per la Montessori? A ben vedere quella di Gesù che dice:
"Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei
Cieli". Questo il quadro di riferimento per parlare della scoperta
straordinaria– grazie allo storico Fulvio de Giorgi che ne è curatore- di
nuovi inediti montessoriani ora in libreria con il titolo Il Peccato Originale (Scholé,
pp. 208, euro 15,50) reperiti attraverso pazienti ricerche in archivi in
Gran Bretagna, Italia, Olanda. Si tratta di una conferenza finora
sconosciuta che la Montessori tenne a Londra nel 1919 rivenuta - in
originale, in traduzione immediata, con correzioni manoscritte ed altri
documenti inerenti il tema - di cui De Giorgi spiega ritrovamento e
significato. Ma perché questo testo, in cui si parla per gran parte del
peccato originale è così rilevante? La Montessori non era una teologa, ma
tale questione non è solo teologica: è anche al centro dell’antropologia
pedagogica. La pedagogia contemporanea, infatti, ha il suo punto di
partenza in Rousseau, che pensava ad un essere umano naturalmente buono,
senza peccato originale: così si aveva una pedagogia naturalista,
spontaneista, se si vuole “permissiva”: fondata sulla libertà del
bambino. Quando ai primi del’900 si cominciò a diffondere nel mondo il
Metodo Montessori, fondato anch’esso sulla libertà del bambino, molti vi
videro un’affinità con l’antropologia roussoviana. Ecco che da allora, ma
fino ai nostri giorni, si è diffusa una visione (non vera) di una
Montessori che rifiuta il peccato originale: intrinsecamente non
cristiana, vicina alla teosofia e alla Massoneria. Questo testo sfata
questa “leggenda nera”. Sappiamo che non solo la Montessori era davvero
cattolica e riconosceva anche il peccato originale. La sua posizione?
Vicina a quella linea – per molto tempo minoritaria – che partendo dal
rosminianesimo e dal cattolicesimo liberale, passando per il modernismo
“ortodosso” (di Fogazzaro e Gallarati Scotti), giungeva a figure come
Roncalli, Montini, e al Concilio Vaticano II: un cattolicesimo aperto,
fondato sulla libertà della coscienza e su un’educazione spirituale alla
libertà.
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