"L'esercizio" pericoloso e seduttivo: il confine tra normalità e schizofrenia nel romanzo magnetico di Claudia Petrucci
“Giorgia non
riesce a frenare i pensieri, è sempre stato così. Lei sa che le persone normali
non funzionano allo stesso modo. Per lei la realtà circostante scorre a
un’intensità maggiore, è più vivida, come certi sogni prima di svegliarsi al
mattino. (…)”.
Giorgia soffre
di schizofrenia, da tre anni – da quando sta con Filippo - è riuscita bene o
male, ad arginare le crisi e a condurre una vita “normale”. Fa la cassiera in
un supermercato, conduce una vita nella quale ogni piccola cosa (anche leggere
un romanzo) può scaraventarla in quel mondo a parte fatto di ombre, voci, suoni
pronti a fagocitarla in una vita parallela, distorta, malata.
“(…) Gli schemi
ripetitivi sono confortanti, per Giorgia, perché la sollevano dal dovere di
assimilare.”
Filippo è il suo
nido sicuro, la sua boa fino al giorno in cui incontra Mauro, l'ex maestro
di teatro che la convince a tornare sul palcoscenico: non c’è nessuno capace di
interpretare i personaggi come Giorgia.
Inizia così L’esercizio (La Nave di Teseo), l’esordio
nella narrativa di Claudia Petrucci. Un romanzo nel quale protagonista è il
tema della malattia mentale affrontato però in modo completamente diverso da
testi che hanno avuto nella trama lo stesso argomento. La Petrucci offre
infatti una chiave nuova per parlare di schizofrenia, per togliere lo stigma
che continua a caratterizzarla.
Quando Giorgia
ha una terribile ricaduta ed è ricoverata, del tutto annientata dai farmaci, Filippo
e Mauro stringono una singolare amicizia (fatta anche di gelosie, ripensamenti,
perplessità) pur di aiutare la ragazza. Se è vero che Filippo, nel periodo in
cui aveva convissuto, aveva capito ben poco di Giorgia (bravissima nel
dissimulare, e restia confidare più di tanto sul proprio passato), Mauro, per
averla affiancato durante le prove, la conosce molto più a fondo e ha intuito
che può esserci un modo (probabilmente l’unico) per farla “tornare” a essere sé
stessa.
Sul
palcoscenico, del resto, realtà e finzione si confondono e si sovrappongono:
Giorgia, che è così brava a interpretare (salvo poi immedesimarsi troppo in chi
sta interpretando), secondo Mauro avrebbe solo bisogno del “proprio” copione, il
copione di una vita perfetta. Mauro spinge Filippo a scriverlo con lui per
restituire alla ragazza almeno una parvenza di normalità. Ma quanto può essere
pericolosa un’iniziativa simile?
Incendiare
un’anima irrequieta può diventare un esercizio rischioso se l’attrice
protagonista perde di vista il confine tra realtà e finzione. I due uomini si
troveranno complici e avversari al tempo stesso, sedotti da un gioco pericoloso
per riconquistare Giorgia.Tra echi shakespeariani e suggestioni che ricordano le
eroine dei romanzi di Patrick McGrath, la Petrucci accompagna, con uno stile
magnetico, il lettore in una storia originale e coinvolgente, già in corso di
traduzione in Francia e in Germania.
Claudia Petrucci
(1990) si è laureata in Lettere moderne a Milano, dove ha lavorato come
copywriter, web content editor e social media manager. Ora vive a Perth,
Australia. Suoi racconti e reportage sono stati pubblicati su Cadillac, minima&moralia e altre riviste.
Rossella Montemurro