"L'angelo di Monaco", l’esordio italiano più venduto alla Fiera di Londra 2019: Fabiano Massimi racconta la storia della prima vittima della propaganda nazista
Quello che
doveva essere un sabato tranquillo per il commissario Sigfried Sauer e per il
suo braccio destro Mutti prende una piega del tutto inaspettata. Siamo a
settembre, nel 1931. I due sono chiamati con urgenza in un appartamento
signorile di Prinzregentenplatz: Angela Raubal, detta Geli, è stata ritrovata
senza vita nella sua stanza chiusa a chiave. È un caso scomodo, che deve essere
archiviato in fretta, addirittura in otto ore secondo il loro superiore. Il cadavere,
infatti, è nell’appartamento di Adolf Hitler, il politico più chiacchierato del
momento. Geli è sua nipote (è la figlia della sorellastra Angela) e lui ne era
il tutore legale, aveva cercato di seguirla senza però risultati apprezzabili.
Accanto al corpo di Geli viene ritrovata una
pistola: è quella che Hitler teneva chiusa a chiave in un cassetto ma sembra
che la ragazza non solo sapesse dov’era custodita quanto sapesse usarla. Tutto fa
pensare a un suicidio. Pare che la ragazza fosse incinta e avesse avuto una
discussione piuttosto accesa con lo zio, prima di morire. Hitler ha un alibi di
ferro ma le incongruenze di alcuni testimoni e il fatto che la polizia non sia
stata chiamata immediatamente (come se si avesse avuto tutto il tempo per
allestire una messinscena perfetta, con persone “imbeccate” a dovere) fanno
dubitare Sauer. In più, il rapporto tra Geli e lo zio, mettendo insieme
dichiarazioni e pettegolezzi, si profila come del tutto inconsueto. Erano
sempre insieme, lei bella, carismatica, vulcanica. La coppia era additata sia
dai nemici di Hitler sia dai suoi collaboratori perché sbilanciata, troppo
intima, troppo unita… Scandalosa, insomma. Ancor più che la ragazza era andata
a vivere nell’appartamento dello zio.
Il rigore morale
di Sauer sarà stretto tra la necessità di indagare per abbattere quel muro di
verità di comodo e gli ordini calati dall’alto che esigono, invece, che debba
trapelare un’unica verità: il suicidio della ragazza. Con un’unica
agghiacciante consapevolezza: “I burattini migliori non seguono la volontà di chi
li manovra, ma li anticipano”.
Fabiano Massimi
ne L’angelo di Monaco (Longanesi) ha
avuto la capacità invidiabile di rendere coinvolgente e credibile una trama
senza dubbio non facile, con protagonisti reali sullo sfondo di un contesto
storico quanto mai abusato. Accadimenti storici e parti romanzate si intrecciano
in una narrazione fluida, dal ritmo serrato e dalla scrittura cinematografica,
intrigante.
Ne L’angelo di Monaco traspare un’attenzione
quasi maniacale per i dettagli, spesso sembra di stare nella stessa stanza con
i protagonisti tanto sono vivide e accurate le descrizioni.
Grazie a Fabiano
Massimi e al suo lavoro di ricerca durato dieci anni viene restituita dignità a
una figura, quella di Angela Raubal, che altrimenti sarebbe rimasta sconosciuta
e che invece, purtroppo, è la prima vittima della propaganda nazista.
Non è un caso che L’angelo di Monaco sia stato
l’esordio italiano più venduto alla Fiera di Londra 2019.
L’autore è nato
a Modena nel 1977. Laureato in Filosofia tra Bologna e Manchester,
bibliotecario alla Biblioteca Delfini di Modena, da anni lavora come consulente
per alcune tra le maggiori case editrici italiane.
Rossella Montemurro